Crisi in Medio Oriente: ecco come potrebbe far schizzare in alto i prezzi dei carburanti
Benzina e soldi (Pixabay foto) - www.financecue.it
I rincari alla pompa preoccupano gli italiani: dietro l’impennata dei prezzi, l’ombra lunga della crisi mediorientale.
Non è la prima volta, e purtroppo non sarà l’ultima. Ogni volta che qualcosa si muove – o meglio, si agita – in Medio Oriente, le conseguenze si fanno sentire fin quasi al distributore sotto casa. E sì, il collegamento è più diretto di quanto possa sembrare: il caos geopolitico si riflette subito sui prezzi del petrolio, e da lì… addio pieni convenienti.
Ormai gli automobilisti italiani si sono abituati a tenere d’occhio i display delle pompe come se fossero orologi svizzeri. Basta un titolo di giornale su un nuovo conflitto o su qualche minaccia nei pressi dei pozzi, e zac: i prezzi alla pompa cominciano a salire. Succede da anni, ma oggi la situazione ha un sapore un po’ più… pungente.
La verità è che l’Italia dipende ancora parecchio dall’energia importata. E quindi basta poco – beh, poco non proprio – per innescare una reazione a catena. Gli esperti la chiamano “speculazione preventiva”, ma per chi deve fare benzina o gasolio per andare al lavoro, ha un altro nome: stangata.
C’è poi chi sostiene che non si tratta solo di momenti passeggeri, ma di un nuovo equilibrio – o squilibrio, meglio – globale. Con le grandi potenze coinvolte in guerre e minacce reciproche, la fiducia dei mercati va a farsi benedire, e con lei anche i prezzi stabili. Chi ne paga il conto? Beh, facile immaginarlo.
Il prezzo del petrolio spinge i rincari in Italia
E infatti, il barile di Brent – quello che fa da riferimento in Europa – è aumentato di un buon +10% in pochissimo tempo. A scatenare tutto, ancora una volta, le tensioni mediorientali. E così, puntuali come le tasse, sono arrivati i rincari sui carburanti. Stando ai dati ufficiali dell’Osservatorio prezzi del Ministero delle Imprese, come riporta Autoblog, la benzina in self è arrivata a 1,720 euro al litro, mentre il diesel è salito a 1,621 euro. Un piccolo balzo, ma che fa male lo stesso.
Chi si serve in modalità servito – sì, c’è ancora chi lo fa – si è trovato davanti a cifre ancora più alte: 1,858 euro per la benzina, 1,759 per il diesel. E in autostrada? Peggio ancora: il self arriva fino a 1,817, il servito oltrepassa i 2 euro. Ah, giusto: GPL e metano sono rimasti abbastanza stabili, anche se pure lì, lungo la rete autostradale, qualcosa si muove (in su, ovviamente).
La crisi mediorientale come fattore destabilizzante
Il punto è che il Medio Oriente resta un’enorme polveriera. Ogni scintilla può far saltare gli equilibri, specialmente quando ci sono in ballo oleodotti, porti strategici, rotte commerciali. Il timore che qualcosa blocchi il flusso di petrolio basta da solo a far salire i prezzi, anche se – paradossalmente – il greggio continua comunque a scorrere.
Il problema è che i mercati, di fronte all’incertezza, reagiscono d’istinto. E chi ha mezzi, camion, o semplicemente una macchina per spostarsi ogni giorno, si ritrova a dover fare i conti con una nuova ondata di rincari. Anche le merci si muovono col diesel, e il risultato è che i costi di trasporto salgono, spingendo verso l’alto pure i prezzi nei supermercati. Insomma, la crisi a migliaia di chilometri di distanza è molto più vicina di quanto sembri…