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Mai più politici in carcere: possono anche rubare, ma saranno al sicuro | Si sono fatti la legge perfetta

Parlamento

Parlamento italiano (Canva foto) - www.financecue.it

Una riforma nascosta tra le pieghe del Codice penale potrebbe garantire nuove immunità a chi muove i fili del potere.

Non è raro che in Italia le leggi cambino direzione quando si tratta di reati commessi dai cosiddetti colletti bianchi. Nel tempo, molte riforme hanno modificato il corso della giustizia, spesso alleggerendo le conseguenze per determinati tipi di reati.

Ma c’è un aspetto che desta sempre più attenzione: la sorprendente capacità delle norme di adattarsi alle esigenze dei potenti, più che a quelle della collettività. E quando la politica entra nei tribunali, il confine tra giustizia e opportunità si fa sottile.

Nel contesto italiano, le tutele per i parlamentari sono già molto ampie. L’immunità parlamentare, la difficoltà di intercettazione e i tempi infiniti della giustizia rappresentano ostacoli evidenti all’accertamento delle responsabilità. Tuttavia, l’ultimo passo della politica sembra voler spingere ancora oltre queste garanzie, trasformandole in veri e propri scudi contro ogni conseguenza penale.

Una protezione preventiva, che rischia di alterare il rapporto tra cittadini e istituzioni.

Una proposta che cambia le carte in tavola

Secondo quanto riportato da Il Fatto Quotidiano, all’interno della bozza della riforma del Codice di procedura penale elaborata dal ministero della Giustizia, su impulso del ministro Carlo Nordio, è stato inserito un punto molto discusso: l’esclusione del carcere preventivo per il reato di finanziamento illecito ai partiti. Questa modifica, se approvata, permetterebbe a politici e funzionari indagati per questo reato di rimanere liberi durante le indagini, anche in presenza di indizi gravi.

Ma non è tutto. La bozza prevede anche che il carcere preventivo non possa essere applicato per “rischio di reiterazione” del reato in caso di reati non violenti – come furti, truffe, spaccio e reati finanziari – salvo che l’indagato abbia precedenti penali. Una norma che, nei fatti, sembra costruita per ridurre drasticamente le possibilità di custodia cautelare per chi commette crimini “da ufficio”, piuttosto che crimini violenti.

Carcere
Carcere (Canva foto) – www.financecue.it

Il punto che fa discutere l’opinione pubblica

Come sottolinea il post di dr.mricciardi su Instagram, “questa non è una riforma, è un’amnistia preventiva per la classe politica”. Il riferimento è chiaro: si parla di una norma che potrebbe cancellare l’efficacia di uno dei reati che ha segnato la storia giudiziaria italiana, quello che portò alla stagione di Mani Pulite. Oggi, invece, si sceglie di allentare le maglie della giustizia proprio su quel fronte.

Il risultato? Secondo molti, è un segnale preciso: chi incassa fondi illeciti per il proprio partito potrebbe non finire più in carcere. “La libertà di chi?”, si chiede retoricamente Ricciardi, lasciando intendere che la libertà difesa da queste norme riguarda solo una ristretta élite. Per altri cittadini, invece, la legge resta piena di vincoli, sanzioni e carcere preventivo. Una giustizia che, ancora una volta, sembra avere due pesi e due misure.