Non si divide più al 50%: cambiano completamente le leggi sul divorzio | Avrai solo ciò che ti sei comprato
Leggi sul divorzio in Italia divisione dei beni (Canva foto) - www.financecue.it
Si riscrive il concetto di equità coniugale: ora nel divorzio resta solo ciò che si può dimostrare di aver comprato.
Il legame tra affetti e patrimonio è sempre stato uno degli aspetti più delicati della vita matrimoniale. Spesso, dietro le decisioni di coppia, si celano equilibri economici che possono influenzare la solidità di un’unione ben più dei sentimenti. È per questo che, da tempo, il modo in cui si gestisce la divisione dei beni in caso di separazione è oggetto di attenzione e dibattito.
In molte società, il principio della condivisione al 50% dei beni acquistati durante il matrimonio è stato considerato una forma di giustizia. Questo sistema sembrava garantire una certa tutela, soprattutto nei confronti del partner economicamente più fragile. Ma cosa succede quando la legge decide di cancellare questa “presunzione di equità”?
Negli ultimi anni, la discussione sulle regole del divorzio ha assunto contorni sempre più pragmatici. Non si parla più solo di diritti affettivi, ma di contratti, prove, proprietà e strategie.
È in questo scenario che emerge una scelta destinata a far discutere anche fuori dai confini nazionali. Un cambiamento normativo che sembra voler riscrivere non solo il diritto di famiglia, ma anche le regole non scritte su cui si fonda il patto coniugale.
Un cambiamento che fa discutere
In Cina, la Suprema Corte ha introdotto una riforma epocale che stravolge il sistema di divisione dei beni in caso di divorzio. La nuova regola è chiara: ognuno tiene solo ciò che può provare di aver acquistato, finanziato o ricevuto in modo diretto. Non esiste più alcuna divisione automatica al 50%. Il matrimonio non comporta più, per legge, una comunione dei beni in stile occidentale.
Come spiega il post pubblicato da Trapitaly su Instagram, questa decisione si traduce nella fine della “sicurezza” percepita da molti: case, auto, regali familiari e beni pre-matrimoniali restano personali, a meno che l’altro coniuge non riesca a dimostrare un contributo concreto.

Nuove regole, nuove incertezze
Il governo cinese giustifica la riforma con l’intento di disincentivare i divorzi strategici, ossia quelli motivati da interessi economici. Secondo Pechino, la nuova normativa riduce le separazioni impulsive e rafforza la famiglia come base sociale, in un momento in cui il Paese è colpito da una grave crisi demografica. Non a caso, è stato introdotto anche un periodo di riflessione di trenta giorni prima che un divorzio possa essere formalizzato.
Ma non mancano le criticità. In un sistema fondato solo su prove economiche, chi ha contribuito con lavoro domestico o cura familiare resta penalizzato. Molte donne rischiano di uscire dal matrimonio senza alcuna tutela se non possono dimostrare il proprio apporto finanziario. Alcune, per proteggersi, hanno già iniziato ad acquistare immobili a proprio nome. Un segnale che la riforma, più che equità, potrebbe generare nuove disuguaglianze.
