Diminuzione degli assegni Naspi: sempre meno soldi ai disoccupati | Ti conviene tornare a lavorare
Stress lavoro naspi (Canva foto) - www.financecue.it
L’importo dell’indennità NASpI cala col tempo: ecco perché non conviene aspettare troppo a cercare lavoro.
La NASpI rappresenta una risposta concreta per chi perde il lavoro, ma sempre più spesso emergono dubbi sul suo funzionamento reale. Quello che molti non sanno è che l’importo percepito non resta uguale per tutta la durata della prestazione. Una dinamica che può sorprendere chi si trova per la prima volta in questa condizione.
La convinzione comune è che la NASpI sia una sorta di “stipendio di emergenza” stabile nel tempo. In realtà, l’indennità ha regole ben precise che determinano quando e quanto viene erogato. Come spiega Riccardo Onano in un post Instagram diventato virale, “la Naspi diminuisce”. Una frase che ha suscitato reazioni e domande, ma che riflette esattamente quanto previsto dalla normativa.
La struttura della NASpI è pensata per sostenere i lavoratori in modo temporaneo, incentivando al tempo stesso il rientro attivo nel mondo del lavoro. Questo è il motivo per cui non basta sapere di averne diritto: è importante capire le tempistiche, i criteri e soprattutto come cambia l’importo mese dopo mese. Chi pensa di poterci contare come unica fonte di reddito per lungo tempo potrebbe trovarsi spiazzato.
Anche il confronto con il TFR può generare confusione. Mentre quest’ultimo è una somma unica riconosciuta al termine del rapporto lavorativo, la NASpI è una prestazione mensile e temporanea. È utile sapere che i due strumenti hanno finalità e funzionamenti completamente diversi. L’uno chiude un contratto, l’altro tenta di aprirne uno nuovo, almeno idealmente.
Quanto dura davvero e da cosa dipende
La durata della NASpI non è uguale per tutti: dipende dalle settimane di contributi versati negli ultimi quattro anni. In generale, spetta per un periodo pari alla metà di quelle settimane, fino a un massimo di 24 mesi. Ma l’aspetto che sorprende di più chi la riceve riguarda la variazione dell’importo nel tempo, che non sempre è chiara fin dall’inizio.
Il calcolo iniziale si basa sulla retribuzione media, ma non basta. Dopo alcuni mesi, l’indennità inizia a calare. È qui che subentra il cosiddetto “décalage”: una riduzione progressiva del 3% sull’importo mensile che può incidere in modo significativo sul bilancio di chi non riesce a trovare subito un nuovo impiego.

Perché l’importo cala col passare dei mesi
Il meccanismo è stato pensato per spingere chi percepisce la NASpI a rientrare nel mondo del lavoro il prima possibile. Dal sesto mese – o dall’ottavo per chi ha più di 55 anni – l’indennità viene ridotta ogni mese del 3%. È una discesa lenta ma costante, che può trasformare in pochi mesi un sostegno concreto in un aiuto appena sufficiente.
Ecco perché il messaggio “ti conviene tornare a lavorare” non è solo provocatorio, ma perfettamente coerente con la logica della misura. Il sistema premia chi si attiva subito, penalizzando – anche economicamente – chi rimane inattivo troppo a lungo. Non si tratta di una punizione, ma di un equilibrio tra sostegno e responsabilità.
