Una truffa mascherata da giustizia: arrivano le lettere direttamente a casa | Vogliono 10.000€
 
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Lettere intimidatorie e richieste assurde: la nuova trappola legale che sfrutta la paura di chi commenta sui social.
In un’epoca in cui la comunicazione digitale domina ogni aspetto della vita quotidiana, anche un semplice commento può trasformarsi in un problema inatteso. Molti utenti si sono trovati a fare i conti con le conseguenze di una frase scritta d’impulso sotto un post.
Negli ultimi anni, il confine tra giustizia e abuso legale si è fatto sempre più sottile. Alcune situazioni dimostrano come la legge possa essere usata in modo distorto, non per difendere diritti reali, ma per intimidire e ottenere denaro facile. Questa dinamica si sviluppa spesso a danno di persone comuni, ignare delle reali conseguenze delle proprie azioni sui social.
Il timore di affrontare un procedimento legale spinge molti a cedere. L’arrivo di una lettera da uno studio legale con richieste urgenti può bastare per generare panico e senso di colpa. Così, nel dubbio, si finisce per pagare, pensando di chiudere in fretta una situazione spiacevole. Ma non sempre dietro quella richiesta c’è un’accusa fondata.
Chi si occupa di tutela legale lo sa bene: il linguaggio dei social è diretto, provocatorio, ma non per questo automaticamente diffamatorio. In un contesto dove la soglia di tolleranza è più alta, non ogni frase aspra costituisce un reato. Eppure, c’è chi punta proprio su questo equivoco per approfittarsene.
La facciata legale che inganna
Come segnalato nel post Instagram di @angelogrecoofficial, stanno circolando lettere firmate da studi legali che chiedono risarcimenti da 10.000 euro per presunte diffamazioni online. Il bersaglio sono utenti che, nei commenti sui social, si sarebbero lasciati andare a espressioni giudicate offensive. Ma in molti casi, queste richieste si basano su accuse infondate o su valutazioni del tutto arbitrarie.
Il meccanismo è semplice: far leva sulla paura. Si parla di diffamazione, si allegano articoli di legge, si fissa una cifra da pagare entro pochi giorni. In realtà, secondo i tribunali, i risarcimenti per questi casi – se davvero c’è un danno – sono molto più contenuti. Dire “sei ridicolo” o “non capisci nulla” non è diffamazione: lo ha ribadito anche la Cassazione, evidenziando la specificità del linguaggio usato online.

Il cuore della truffa legale
Queste lettere non arrivano da enti pubblici, ma da professionisti che sfruttano l’apparenza di legalità per spingere a pagare. Non si tratta di una denuncia formale o di una condanna, ma di tentativi di transazione forzata. L’obiettivo è spaventare, non tutelare realmente l’onore di qualcuno. E spesso le cifre indicate non hanno alcuna proporzione con il danno effettivo.
Il consiglio, come sottolinea Angelo Greco, è chiaro: non pagate subito. Cancellate il commento, rispondete con calma, valutate l’effettiva gravità del contenuto. In caso di dubbio, rivolgetevi a un legale di fiducia. Pagare 10.000 euro per un insulto su internet, nella maggior parte dei casi, non è giustizia: è una truffa ben confezionata.
