Lettera dall’Agenzia Delle Entrate: bussano alla porta per riscuotere i soldi | Vogliono il tuo TFR
Nuove lettere sono in arrivo dall'Agenzia delle Entrate. Cosa sta succedendo e quali sono le ultime novità per i cittadini? (Pixabay Foto) - financecue.it
Nuove lettere sono in arrivo dall’Agenzia delle Entrate. Cosa sta succedendo e quali sono le ultime novità per i cittadini?
Quando una cartella esattoriale non viene pagata entro 60 giorni dalla notifica, l’Agenzia delle Entrate Riscossione può emettere un sollecito di pagamento. Questo atto anticipa l’intimazione e segnala l’avvio della riscossione coattiva. Ignorarlo può portare a pignoramenti, fermi amministrativi e iscrizioni ipotecarie.
Il sollecito è un avviso formale che invita il contribuente a saldare il debito prima dell’intimazione. Non è obbligatorio, ma viene utilizzato per accelerare la procedura. Il mancato pagamento può attivare l’esecuzione forzata, con conseguenze patrimoniali.
Se il contribuente riceve un sollecito, può ancora chiedere la rateizzazione del debito. L’Agenzia delle Entrate Riscossione consente piani fino a 120 rate mensili, previa verifica della situazione economica. La richiesta va presentata prima dell’intimazione, per evitare l’aggravio di spese e interessi.
Il passaggio dalla cartella al sollecito è regolato da norme precise. Il ruolo esecutivo viene trasmesso all’Agenzia, che può agire entro un anno dalla notifica. Se questo termine viene superato senza azioni, il contribuente può contestare la procedura per decadenza dei termini. Cosa succede?
Come funziona
La cartella esattoriale è il primo atto con cui l’Agenzia delle Entrate Riscossione richiede il pagamento di tributi non versati. Se non viene saldata entro 60 giorni, può seguire un sollecito di pagamento, che anticipa l’intimazione. Il sollecito non è obbligatorio, ma è un segnale operativo: il debito è stato preso in carico.
Ricevere un sollecito non significa che l’esecuzione è già avviata, ma che il tempo per agire si riduce. È possibile chiedere la rateizzazione, presentare istanza di sospensione o contestare l’atto se ci sono vizi formali. Cosa succede con il TFR?

Il caso
Il Trattamento di Fine Rapporto (TFR) non viene tassato come lo stipendio ordinario, ma è soggetto a tassazione separata, secondo quanto stabilito dall’Agenzia delle Entrate. Questo regime fiscale prevede un calcolo specifico: l’aliquota applicata si basa sulla media dei redditi degli ultimi cinque anni, e viene determinata in via provvisoria dal datore di lavoro al momento della liquidazione.
L’Agenzia delle Entrate può effettuare una riliquidazione definitiva, con l’incrocio dei dati dichiarati dal contribuente. Se l’imposta definitiva risulta superiore a quella versata, viene inviata una comunicazione di conguaglio con l’importo da integrare. Per evitare sorprese, è utile valutare l’opzione di destinare il TFR a un fondo pensione. In questo caso, la tassazione è più favorevole: l’aliquota può scendere fino al 9%, e il capitale beneficia di una gestione finanziaria che ne consente la crescita nel tempo.
