Israele dichiara guerra all’Italia e non solo: scoppia il caso internazionale | Parte tutto dalla Flotilla

Meloni Netanyahu (Governo italiano foto) - www.financecue.it
Scintille diplomatiche e mosse navali per la Flotilla al centro dello scontro: l’Italia si prepara a entrare in guerra.
Nel Mediterraneo si gioca una partita delicata, dove la diplomazia vacilla e le parole rischiano di trasformarsi in qualcosa di molto più pesante. Non si tratta di bombe o carri armati, ma di navi, volontari e blocchi navali che stanno facendo salire la tensione tra Israele e alcuni paesi europei, Italia compresa. A far discutere è anche un’intervista, diventata virale, che ha gettato benzina sul fuoco.
Il video, pubblicato su Instagram dal profilo anarkick21, mostra un attivista intervistato durante una manifestazione. Nelle sue parole, traspare frustrazione e sconcerto: «Abbiamo chiesto al governo italiano di difenderci, ma ci è stato risposto che non possiamo dichiarare guerra a Israele».
Da giorni circolano notizie su azioni di disturbo contro alcune imbarcazioni civili, partite con l’intenzione di portare aiuti umanitari verso la Striscia di Gaza. La tensione è aumentata quando si è diffusa la voce che queste navi, tra cui alcune con attivisti italiani a bordo, siano state intercettate e bloccate da unità navali israeliane in acque internazionali.
Gli attivisti parlano di attacchi con cannoni ad acqua e violenze, mentre Israele giustifica le azioni in nome della sicurezza nazionale.
tra multe salate e accuse incrociate
A rendere tutto ancora più teso sono le misure punitive prese successivamente. I partecipanti alla flotilla sono stati identificati, alcuni fermati, e per tutti si profila il rischio di multe fino a 10.000 euro. Le autorità israeliane hanno annunciato che chi tenterà di infrangere il blocco navale sarà sanzionato duramente, anche se la navigazione è avvenuta fuori dalle acque territoriali israeliane. Il messaggio è chiaro: nessuna tolleranza per chi sfida l’embargo.
Nel frattempo, l’Italia si trova in una posizione scomoda. Il coinvolgimento di cittadini italiani ha portato il caso all’attenzione della politica nazionale, ma le reazioni sono state finora caute. Nessuna rottura formale, nessuna risposta diretta alle accuse lanciate dall’attivista nell’intervista, solo generici richiami al rispetto del diritto internazionale e alla necessità di dialogo. Ma sui social la richiesta è una: «Da che parte stiamo?»
La Flotilla agita le acque internazionali
Il cuore di tutto è la Global Sumud Flotilla, un convoglio civile che aveva come obiettivo dichiarato quello di rompere simbolicamente il blocco su Gaza portando beni di prima necessità. A bordo c’erano medici, attivisti, operatori umanitari e giornalisti. Nessuna minaccia militare, solo l’intenzione – dicono – di testimoniare una presenza pacifica. Ma la risposta è stata tutt’altro che simbolica: sequestri, abbordaggi e divieti che hanno trasformato un’azione civile in un caso diplomatico.
Israele accusa la missione di nascondere legami con Hamas, ma al momento non ha fornito prove concrete. Le ONG coinvolte ribattono che si tratta di una mossa per delegittimare l’iniziativa e giustificare una reazione che – secondo diversi giuristi – potrebbe costituire una violazione del diritto internazionale.