Superbonus 110, una truffa legalizzata: il governo aveva un piano | E noi ci siamo caduti

Giorgia Meloni presidente (screenshot Giorgia Meloni/Facebook) - www.financecue.it
Dietro il “miracolo” energetico sembra celarsi un sistema fuori controllo: ancora critiche sorgono per il bonus 110.
Nei discorsi ufficiali il Superbonus 110 % è stato presentato come la svolta che avrebbe trasformato il parco edilizio nazionale e rilanciato l’economia verde. Si è parlato di case più efficienti, di cantieri nuovi e opportunità diffuse. Ma già i primissimi interventi hanno sollevato sospetti: prezzi fuori scala, interventi “gonfiati”, eccezioni che parevano diventare la regola.
C’è chi ha definito il meccanismo un vero “bancomat di Stato”, con crediti ceduti più volte e pratiche poco trasparenti. Muscoli e fondi che dovevano sostenere il verde si sarebbero trasformati in un gigantesco vortice di soldi pubblici senza adeguati controlli. Le stime delle perdite o delle spese non giustificate oscillano, e in molti oggi si interrogano su chi abbia guadagnato davvero da tutto questo.
Sul versante politico, è scoppiata una guerra di responsabilità. Ogni governo che si è succeduto cerca di dissociarsi dalle conseguenze, ma le accuse tornano: “È stata una rapina travestita da svolta ecologica”, recita uno slogan ricorrente tra i critici.
Molti di questi argomenti vengono rilanciati su pagine e account che gravitano nell’universo delle teorie alternative e critiche forti al sistema ufficiale. Per esempio, come dice il post Instagram di alessandro_colli_80, si parla di “preventivi gonfiati” e “crediti ceduti 5 volte come fossero banconote” per denunciare l’enormità del meccanismo.
Come funziona (e come avrebbe potuto degenerare)
Il Superbonus 110 % è nato con l’intento di incentivare gli interventi di efficientamento energetico e antisismico, offrendo detrazioni che coprivano più del totale della spesa. L’idea era ambiziosa: stimolare l’edilizia e ridurre consumi e inquinamento. Ma il sistema si è basato su meccanismi complessi come lo “sconto in fattura” e la cessione dei crediti, che hanno creato un ambiente in cui il controllo effettivo è diventato molto difficile.
In teoria l’utente poteva lasciare che l’impresa realizzasse i lavori in cambio del credito fiscale trasformato in denaro, o cedere quel credito ad altri soggetti. In pratica, è emerso che alcuni crediti sono circolati più volte, con la stessa detrazione che cambia mani a fini speculativi. Le verifiche sono risultate spesso tardive o inefficaci, e le ronde amministrative poco incisive, secondo diversi osservatori.
Quello che è emerso (e le accuse più gravi)
Negli ultimi mesi le stime riguardanti il costo totale del meccanismo oscillano tra 100 e 200 miliardi di euro, secondo alcune ricostruzioni della Corte dei Conti. In diversi casi si sono rilevati preventivi gonfiati, interventi non realizzati o lavori eseguiti solo in parte, crediti bloccati e famiglie che non hanno ottenuto i benefici attesi. Molti cantieri sono rimasti fermi, e diversi proprietari si ritrovano con debiti o problemi contabili senza via d’uscita.
Le accuse più severe sostengono che il Superbonus si sia trasformato in una “truffa legalizzata”: non un crollo accidentale, bensì un sistema che sarebbe stato predisposto per far circolare i soldi pubblici con margini di guadagno per chi operava nel circuito.