Sanzioni civili e penali: una foto sui social e finisci davanti a un giudice | Sarai costretto a pagare una cifra spropositata

Una foto scattata con lo smartphone e pubblicata sui social può costarti caro? Ecco cosa dicono le ultime norme in merito (Pexels Foto) - financecue.it
Una foto scattata con lo smartphone e pubblicata sui social può costarti caro? Ecco cosa dicono le ultime norme in merito
Ogni gesto sui social network lascia un’impronta, ogni like è una dichiarazione. Proteggere i dati personali significa anche difendere la tua identità digitale, per evitare che diventa una merce di scambio. Cosa succede?
La profilazione algoritmica trasforma la navigazione in narrazione imposta. I social network non leggono chi sei, ma cosa clicchi. Il consenso informato diventa spesso un rituale vuoto, accettato per abitudine. La sicurezza dei dati richiede non solo strumenti, ma consapevolezza e architettura del dissenso.
La condivisione sui social è un gesto che costruisce una versione pubblica di te. Ogni esposizione comporta rischio. La violazione della privacy non è visibile, ma può alterare la percezione, la reputazione, la struttura relazionale.
Il tracciamento è silenzioso. Anche quando non pubblichi, sei osservata. L’impronta digitale si sedimenta, si archivia, si vende. Proteggere la privacy online significa anche scegliere cosa non dire, cosa non mostrare, cosa non lasciare. Come funziona? Una nuova legge potrebbe costringerti a risarcire.
La privacy su Internet
La privacy online è diventata una frontiera mobile, ridefinita dai gesti quotidiani sui social network. Ogni interazione o contenuto condiviso, costruisce un’identità digitale che sfugge al tuo controllo. Il consenso informato potrebbe non essere poi così chiaro: si accetta per accedere, si clicca per continuare.
La profilazione algoritmica non si limita a suggerire contenuti, ma struttura il modo in cui ci vediamo e veniamo visti. Proteggere i dati personali è un atto tecnico e una scelta narrativa. Quali sono i rischi?
La violazione sconosciuta
La violazione della privacy non avviene solo quando i dati vengono rubati, ma anche quando vengono usati senza che il soggetto ne comprende le implicazioni. Il tracciamento continuo, la condivisione sui social, l’archiviazione automatica delle preferenze creano una impronta digitale che può essere sfruttata, manipolata, venduta. La sicurezza dei dati non può essere delegata. Ogni gesto online dovrebbe essere preceduto da una soglia, da un atto consapevole.
In un video pubblicato come post sul profilo @ricorso_facile lo scorso 16 settembre, la didascalia riporta: “Posso pubblicare la foto di mio figlio sui social? 👉 Solo se c’è il consenso di entrambi i genitori (fino ai 14 anni). Dai 14 ai 18 decide il ragazzo, se ben informato. Senza consenso la pubblicazione è illecita: può scattare la rimozione, sanzioni civili e, in certi casi, penali” spiega la nota.