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L’INPS rivuole i soldi dai pensionati: 200€ al mese vanno ridati al Fisco | Puoi rateizzare ma sei costretto a pagare

Un caso che riaccende la polemica

Ritornare indietro gli indennizzi (Canva) - financecue.it

Dopo un periodaccio come quello vissuto in pandemia, l’ultima comunicazione dell’INPS è la ciliegina sulla torta.

Ammalarsi mentre si è sul posto di lavoro è una situazione che può capitare a chiunque, indipendentemente dal ruolo o dal settore in cui si opera. Motivo per cui è importante sapere come comportarsi, e quali son i diritti e i doveri previsti in questi casi.

Quando ci si sente male durante l’orario lavorativo, la prima cosa da fare è informare immediatamente il proprio superiore, o il responsabile di riferimento. Poiché questo consente di valutare la situazione e, se necessario, di lasciare il luogo di lavoro, per ricevere le cure adeguate.

In alcuni casi, può esser richiesto un certificato medico per giustificare l’assenza, soprattutto se la malattia si protrae per più giorni. E il medico di base, in tal proposito, è la figura incaricata di attestare l’effettiva inabilità al lavoro.

Ammalarsi mentre si lavora, perciò, non è solo una questione personale, ma anche di sicurezza per i colleghi, soprattutto se si tratta di malattie contagiose. Quindi, agire correttamente tutela tutti, e garantisce il rispetto delle norme vigenti.

L’INPS recupera le indennità Covid

Molti pensionati italiani, si son visti recapitare, nelle ultime settimane, una comunicazione da parte dell’INPS, che li invita a restituire le indennità una tantum, erogate nel 2022. Nello specifico, i contributi da 200 e 150 euro, concessi per fronteggiare le difficoltà economiche legate all’emergenza Covid, spettavano infatti solo a chi, nel 2021, aveva dichiarato redditi inferiori a 35 mila o a 20 mila euro, a seconda dei casi.

E le verifiche fiscali, conclusesi a dicembre, hanno portato alla luce situazioni in cui i beneficiari hanno inconsapevolmente superato le soglie previste, magari per altre fonti di reddito non considerate al momento dell’erogazione. Di conseguenza, l’INPS ha richiesto loro la restituzione degli importi, tramite trattenute mensili da 50 euro; o mediante avvisi di pagamento, replicando quindi un caso simile, accaduto ai danni di 100 mila insegnanti, lo scorso anno.

Perché non ti spettavano?
Indennizzi Covid (Canva) – financecue.it

Gli errori e le conseguenze

Il problema è nato dal fatto che, nel 2022, le indennità furono versate automaticamente a milioni di pensionati, senza attendere le dichiarazioni fiscali definitive. Solo dopo aver analizzato i redditi complessivi, l’istituto ha potuto accertare chi non aveva diritto ai contributi, scatenando quindi malumori, fra i pensionati coinvolti.

La notizia ha così sollevato polemiche, fra cittadini e associazioni, come riportato da ilfattoquotidiano.it, evidenziando quindi il disagio di chi si trova costretto a restituire somme ricevute in buona fede. Facendo sì che il caso in discussione, riaccenda il dibattito sull’equità dei controlli retroattivi, e sull’efficacia delle misure di sostegno emergenziale.