Addio pensione, senza questo documento non vedi più un euro | INPS gela milioni di italiani: ecco come ottenerlo
Respinte le richieste (depositphotos.com) - www.financecue.it
L’INPS sta respingendo numerose richieste di pensione, anche da parte di coloro che soddisfano i criteri di età e contributi.
Ogni fase della carriera lavorativa presenta le proprie sfide, ma quella che porta alla pensione dovrebbe essere vista come un traguardo e non come l’inizio di ulteriori difficoltà.
Tuttavia, per molti lavoratori italiani, il percorso verso la pensione si è trasformato in un intricato labirinto burocratico. L’dea che non ci si arrivi toglie il sonno.
Negli ultimi mesi, l’INPS ha respinto numerose richieste di pensione, creando stupore tra coloro che, almeno in teoria, avrebbero dovuto avere diritto a lasciare il lavoro.
Il motivo del rifiuto risiede in un terzo requisito, poco noto ma cruciale, che ostacola l’accesso alle misure pensionistiche attualmente disponibili.
Il motivo bloccante
Come precisato anche da City Rumors, Quota 41, Ape sociale e Opzione Donna sono tre forme di pensionamento anticipato confermate dal Governo Meloni anche per il 2025. Quota 41 è destinata ai lavoratori precoci che hanno almeno 41 anni di contributi e almeno uno di questi versato prima dei 19 anni. L’Ape sociale permette il pensionamento a chi ha almeno 63 anni e 5 mesi e 30 anni di contributi, mentre Opzione Donna è riservata alle donne con almeno 35 anni di contributi, a partire dai 59 anni (se con almeno due figli). In tutti questi casi, l’accesso è limitato a specifiche categorie di lavoratori, come i cosiddetti “caregiver”, che sono coloro che assistono familiari con disabilità gravi.
È proprio a questo punto che si presenta il requisito “nascosto” ma essenziale che sta causando il fallimento di molte richieste. Per usufruire di queste misure, infatti, non è sufficiente assistere un familiare disabile ai sensi della Legge 104. È necessario dimostrare di occuparsi di tale attività da almeno sei mesi e di convivere con il familiare assistito. Ciò implica avere la residenza nella stessa casa del proprio familiare disabile.
Risultati previsti?
La normativa esiste, ma fino ad ora non era stata comunicata in modo chiaro e ampio. Il risultato è che molti lavoratori, nonostante possiedano tutti gli altri requisiti, si sono visti respingere la domanda da parte dell’INPS, senza la possibilità di un immediato appello. Anche cambiare la residenza per soddisfare i requisiti non garantisce l’accesso retroattivo ai benefici, poiché i sei mesi di convivenza devono già essere compiuti al momento della richiesta.
In considerazione di questa situazione, è essenziale che chi sta per presentare domanda per una pensione anticipata come caregiver verifichi non solo di avere il certificato di gravità dell’assistito, ma anche che la residenza coincida. Solo in questo modo si potrà evitare il rifiuto della domanda e accedere a una misura che, sebbene prevista dalla legge, risulta essere molto più esigente del previsto.