Pensioni, annuncio tremendo per i nati dal 1961 al 1969 | In pratica se la scordano: dovranno lavorare fino alla morte
Meno soldi nella pensione (Canva) - financecue.it
L’adeguamento all’aspettativa di vita e la corsa del Governo contro il tempo; così cambia (di nuovo) il sistema pensionistico.
Il tema delle pensioni è centrale nella vita e nelle preoccupazioni di ogni lavoratore. Raggiungere l’età o i requisiti contributivi per smettere di lavorare rappresenta un traguardo atteso, frutto di anni di impegno e contribuzioni. Il sistema pensionistico è complesso, legato a doppio filo all’evoluzione demografica e all’andamento dell’economia, fattori che richiedono periodici aggiustamenti per garantirne la sostenibilità nel lungo periodo.
La legge Fornero ha introdotto, tra le altre cose, un meccanismo di adeguamento automatico dei requisiti per l’accesso alla pensione all’andamento dell’aspettativa di vita.
Questi adeguamenti avvengono a intervalli regolari, portando con sé notizie che possono influenzare in modo diretto la pianificazione del proprio futuro ritiro dal lavoro.
Dopo un periodo di pausa, durante il quale l’aspettativa di vita aveva subito un rallentamento (anche a causa della pandemia di Covid-19), gli ultimi dati indicano una ripresa della longevità media. Questo ha un impatto immediato sul sistema pensionistico e sui requisiti per l’accesso, come confermato recentemente da fonti autorevoli.
Un adeguamento automatico e le “pessime notizie” per chi punta al 2027
Arrivano conferme precise su un prossimo incremento dei requisiti anagrafici e contributivi necessari per poter accedere alle diverse forme di pensionamento. Il direttore generale dell’INPS, Valerio Vittimberga, ha infatti annunciato che a partire dal 1° gennaio 2027, l’età pensionabile e l’anzianità contributiva richieste per la pensione subiranno un nuovo scatto in avanti.
Nello specifico, l’incremento previsto per effetto dell’adeguamento demografico è stimato in 3 mesi. Questa notizia, definita dalla fonte come “pessime notizie” per i diretti interessati, riguarderà tutti coloro che matureranno i requisiti per andare in pensione a partire dal 2027. Ciò include in particolare le ampie fasce di lavoratori nati dopo il 1960, e quindi pienamente i nati tra il 1961 e il 1969 che si avvicineranno o raggiungeranno i 67 anni (per la pensione di vecchiaia) o l’anzianità contributiva necessaria (per la pensione anticipata) proprio negli anni in cui scatterà l’adeguamento o successivamente, vedendo allontanarsi la data del ritiro di questo periodo aggiuntivo.
Il meccanismo Fornero, il costo e la corsa contro il tempo del Governo
L’aumento di 3 mesi che scatterà dal 2027 non è frutto di una nuova decisione politica attuale, ma l’applicazione dell’adeguamento automatico all’aspettativa di vita, un meccanismo previsto dalla legge Fornero che si attiva ogni due anni sulla base dei dati ISTAT sulla longevità. Questo incremento tocca tutte le principali opzioni di pensionamento, dalla vecchiaia (che sale a 67 anni e 3 mesi) all’anticipata (che richiede 3 mesi in più di contributi, con un anno in meno per le donne).
Impedire questo incremento automatico è tecnicamente possibile, ma richiede una decisione politica esplicita da parte del governo e, soprattutto, la mobilitazione di risorse economiche significative, stimate intorno ai 4 miliardi di euro per un blocco totale. La scadenza per intervenire è molto ravvicinata: la misura per “sterilizzare” l’aumento deve essere inserita nella Legge di Bilancio 2026 e approvata entro il 31 dicembre 2025. Data l’attuale situazione economica, trovare rapidamente i 4 miliardi necessari appare una sfida ardua.