Corri in banca e ritira i soldi | Spunta il maxi risarcimento di Pasqua: devono dartelo per forza, lo dice la Legge

Il maxi risarcimento di Pasqua (Canva) - financecue.it
Secondo l’ultima sentenza della Cassazione, d’ora in poi potrai chiedere eventuali rimborsi alla banca, anche a distanza di anni.
Pensare al futuro, significa anche pianificare con intelligenza le proprie finanze. E accumulare denaro per il proprio avvenire, oltre che per la vecchiaia, non è un’utopia, bensì un obiettivo raggiungibile solo con costanza e consapevolezza.
Il primo passo è difatti imparare a risparmiare. Con anche piccole cifre messe da parte con regolarità, le quali possano fare una grande differenza nel tempo. Riducendo le spese inutili, e avendo un budget mensile, che aiuti a tenere sotto controllo le uscite.
In parallelo, è importante far fruttare i propri risparmi. Con investimenti mirati, come fondi pensione, piani di accumulo, o semplici conti deposito, che possano garantire una crescita stabile del capitale, nel lungo periodo.
Infine, serve avere visione. Poiché accumulare denaro per la vecchiaia, significa proteggersi da imprevisti, e garantirsi una vita serena, anche quando si smetterà di lavorare. Non a caso, la chiave di volta è iniziare appunto il prima possibile.
Prescrizione e consapevolezza della perdita
Con la sentenza n. 32226/2024, la Corte di Cassazione ha stabilito un principio fondamentale: ovvero, il termine di prescrizione per l’azione di risarcimento, non decorrente dalla data di acquisto dei titoli, bensì dal momento in cui l’investitore diventa consapevole della perdita subita. Una decisione che cambia quindi radicalmente l’interpretazione giuridica finora adottata, rafforzante le tutele per i risparmiatori coinvolti in investimenti fallimentari.
La vicenda in questione, riguarda l’acquisto di obbligazioni Lehman Brothers nel 2003, da parte di clienti della Banca Popolare dell’Alto Adige (privi, di fondo, di esperienza finanziaria). Acquisto dopo il quale, la banca concentrò il 100% del portafoglio su un unico titolo, omettendo un’adeguata informazione sui rischi. Motivo per cui, dopo il default del 2008, e il mancato rimborso nel 2013, gli eredi citarono in giudizio l’istituto, nel 2014, invocando la violazione degli obblighi informativi.
Obblighi informativi
La Corte ha difatti ribadito che le banche devono fornire informazioni chiare e complete, sui rischi connessi agli investimenti. E anche in presenza di dichiarazioni firmate dai clienti, gli obblighi previsti dal Regolamento Consob n. 11522/98, non possono esser elusi. Poiché il comportamento dell’intermediario, deve tutelare l’investitore, specialmente se privo di competenze finanziarie.
La decisione, dunque, apre scenari delicati per gli istituti di credito, i quali dovranno appunto conservare la documentazione contrattuale, per periodi più lunghi. Inoltre, la possibilità per gli investitori di avviare contenziosi anche anni dopo l’acquisto, potrebbe generare una nuova ondata di cause legali, riformando perciò l’approccio alla gestione dei portafogli, e la comunicazione dei rischi, da parte delle banche.