Covid, oltre il danno anche la beffa: se sei stato male l’assicurazione rivuole i soldi | Costretti a pagare 200.000€

Covid in ospedale (Canva foto) - www.financecue.it
Una sentenza ha ribaltato ogni certezza: la morte per Covid non basta per ottenere l’indennizzo previsto dalla polizza.
Era il 2020 e il mondo intero cercava di capire come fronteggiare un nemico invisibile, capace di stravolgere vite, abitudini e certezze. Il Covid ha colpito duro, lasciando dietro di sé non solo numeri e statistiche, ma drammi familiari difficili da raccontare. Alcune ferite, però, continuano ad aprirsi anche anni dopo, in silenzio, tra le pieghe della burocrazia.
La parola “assicurazione” evoca spesso un senso di protezione: una promessa implicita che, se qualcosa andrà storto, qualcuno ci sarà a sostenere chi resta. Tuttavia, ci sono casi in cui quella promessa si sgretola sotto il peso di virgole contrattuali e interpretazioni giuridiche. E quando accade, la fiducia crolla insieme al resto.
Dietro ogni firma apposta su una polizza c’è la speranza che quella clausola non debba mai attivarsi. Ma quando la tragedia arriva davvero, e lo fa con la forza di una pandemia globale, ci si aspetterebbe che la legge possa accogliere l’eccezionalità del momento. E invece, talvolta, la risposta è sorprendentemente fredda, persino implacabile.
In molti si chiedono oggi quale sia il confine tra un evento improvviso e uno previsto, tra ciò che una compagnia deve coprire e ciò che può rifiutare. Le conseguenze di queste distinzioni non sono solo economiche: diventano questioni di dignità e giustizia. E quando una madre resta sola con due figli, ogni decisione fa male il doppio.
Una sentenza che cambia tutto
Nel caso raccontato da maloreimprovvisonews su Instagram, il tribunale aveva inizialmente riconosciuto il diritto della vedova a ricevere il risarcimento previsto dalla polizza del marito, deceduto di Covid nel 2020. L’assicurazione era stata obbligata a versare 200.000 euro, ritenendo che il decesso rientrasse nella definizione di “infortunio con esito mortale”, come indicato nel contratto. Sembrava una vittoria della logica, in un momento di dolore.
Ma qualcosa è cambiato con l’intervento della Corte d’Appello di Bologna. Secondo i giudici, il Covid non può essere considerato un infortunio in quanto non deriva da una causa violenta esterna, ma da un’infezione virale. Una distinzione che ha avuto conseguenze pesanti: la donna dovrà restituire l’intera somma, oltre a farsi carico delle spese legali.
Quando la malattia non basta
“Se sei stato male, l’assicurazione rivuole i soldi”: è una frase che suona surreale, ma che descrive perfettamente la beffa subita da questa famiglia. Nonostante la tragedia personale, la sentenza ha stabilito che la morte per Covid non rientra nei casi coperti dalla polizza, lasciando la vedova non solo senza sostegno economico, ma anche con nuovi debiti da affrontare.
Il caso solleva interrogativi profondi su come il sistema giuridico interpreta la realtà alla luce di contratti pensati per altri tempi. In un periodo in cui si chiedeva a tutti di “fare la propria parte”, viene da domandarsi se anche le assicurazioni stiano facendo la loro. O se, dietro alle clausole, resti solo un vuoto legale pronto a trasformare il dolore in ingiustizia.