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Pubblicare un video diventa reato: un solo post e la polizia bussa alla porta | Provaci e vedrai cosa succede

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Polizia controlli online - (Canva foto) - www.financecue.it

Un’ombra sul diritto digitale: nuove regole per i contenuti che potrebbero cambiare tutto, addio ai video online.

I social sono pieni di volti perfetti, frasi taglienti, video che sembrano veri ma non lo sono. Sempre più spesso ci si imbatte in contenuti manipolati, modificati, alterati, e non è facile capire dove finisca la creatività e dove inizi la truffa. Chi guarda, spesso, non si accorge di nulla. Ma ora la legge comincia a muoversi.

È un confine sottile, quello tra satira, invenzione e pericolo. Alcuni contenuti possono rovinare una reputazione in poche ore, senza che la persona coinvolta abbia modo di difendersi. E proprio qui entra in gioco la responsabilità: non è solo questione di buon senso, ma anche di legalità.

Chi crea o condivide qualcosa online lo fa con un click, a volte per scherzo, altre per attirare attenzione. Ma quel gesto, apparentemente innocuo, potrebbe avere conseguenze ben più serie. Le nuove norme italiane guardano proprio a questi comportamenti, tracciando una linea netta per proteggere chi subisce danni.

Nel frattempo, tra i creator e gli utenti abituali dei social serpeggia un misto di curiosità e timore. Come dice il post Instagram di esperia_italia, da oggi “pubblicare o condividere video, audio o immagini alterati con l’IA che danneggiano qualcuno può costare fino a cinque anni di carcere”. Ma cosa significa davvero?

Una norma che cambia le regole del gioco

Con l’approvazione dell’articolo 612-quater del codice penale, l’Italia ha introdotto una legge che potrebbe cambiare il modo in cui usiamo i contenuti online. Chi diffonde materiale creato con l’intelligenza artificiale, senza il consenso della persona coinvolta e causando un danno, rischia da uno a cinque anni di reclusione.

Non basta che un contenuto sia falso per configurare un reato. La legge richiede che sia verosimile, capace di ingannare, e soprattutto che provochi un danno concreto. Non si punisce la satira o la fantasia fine a sé stessa, ma l’uso distorto della tecnologia con effetti reali sulla vita degli altri.

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Pubblicare video – (Canva foto) – www.financecue.it

Quando un video diventa un reato

La legge punta il dito contro i deepfake, ma non solo. Anche una semplice voce modificata, un audio alterato, un’immagine “truccata” possono rientrare nella norma se usati per danneggiare. Il rischio non riguarda solo chi crea questi contenuti, ma anche chi li condivide.

In alcuni casi, se il contenuto riguarda figure pubbliche o se la vittima è particolarmente vulnerabile, le indagini possono partire automaticamente, senza bisogno di una denuncia.