Il popolo scende di nuovo in piazza: città ancora bloccate dai manifestanti | Il motivo è assurdo

Le manifestazioni per la Palestina si sono svolte in tutta Italia e tutto il mondo le ha viste. Cosa succede? (screenshot Corriere della Sera/YouTube) - financecue.it
Le manifestazioni per la Palestina si sono svolte in tutta Italia e tutto il mondo le ha viste. Cosa succede?
Le manifestazioni Free Palestine in Italia si sono svolte in diverse città, con cortei pacifici e presidi davanti alle sedi istituzionali. A Roma, Milano e Bologna si sono registrate le adesioni più numerose. C’è un aumento dei controlli, ma nessuna escalation violenta.
I cortei hanno riunito attivisti, studenti, associazioni e comunità arabe. Le richieste sono il cessate il fuoco, l’apertura di corridoi umanitari e il riconoscimento dei diritti civili. Le manifestazioni sono state autorizzate, con percorsi concordati e presenze monitorate.
In alcune città, le manifestazioni Free Palestine hanno previsto performance artistiche, letture pubbliche e installazioni simboliche. Il linguaggio visivo ha sostituito lo scontro, con la trasformazione dello spazio urbano. Le autorità locali hanno garantito il diritto di espressione e hanno mantenuto il presidio delle aree sensibili.
La partecipazione giovanile non è mancata. Molti studenti hanno organizzato assemblee e flash mob, così da parlare della causa palestinese accanto a temi di giustizia globale. C’è stata una risposta coordinata tra comuni e prefetture. Come si sono sviluppate le proteste in Italia e qual è il caso che lascia senza parole?
Le proteste in Italia
Le manifestazioni Free Palestine in Italia hanno assunto forme diverse: cortei, sit-in, assemblee pubbliche e mobilitazioni universitarie. A Torino, Firenze e Napoli si sono registrati momenti di alta partecipazione, con slogan contro la guerra e richieste di intervento diplomatico.
La gestione delle manifestazioni Free Palestine ha evidenziato una maturità organizzativa diffusa. I promotori hanno attivato canali di comunicazione, distribuito materiali informativi e garantito assistenza legale. Cosa è successo in un altro caso?
Il caso
IQNA ha documentato l’incendio doloso di una moschea a Piera, in Catalogna, avvenuto a fine luglio 2025, pochi giorni prima dell’inaugurazione ufficiale. La Federazione Musulmana Spagnola ha condannato l’atto come premeditato, ma non esiste alcuna rivendicazione cristiana né confessionale: parliamo di un episodio isolato, legato a tensioni xenofobe locali. Le proteste sono state amplificate sui social tra il 20 e il 30 luglio. In tanti potrebbero aver parlato di una protesta cristiana sul mondo islamico, ma non è così.
In realtà, la comunità cristiana locale ha condannato l’incendio, e ha espresso la solidarietà ai musulmani. Tra il 7 e il 15 settembre 2025, in Spagna si sono svolte manifestazioni Free Palestine in oltre venti città, con cortei pacifici, presidi universitari e mobilitazioni artistiche. La causa palestinese è stata sostenuta da reti civiche, collettivi giovanili e associazioni interreligiose.