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Ufficiale la “Tassa sulla memoria”: ogni foto in galleria corrisponde a un costo | Prima o poi pagheremo anche l’aria

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Uomo disperato tasse cellulare (Canva foto) - www.financecue.it

Una tassa nascosta per ogni foto sul cellulare: la “tassa della memoria” è una spesa nascosta di cui ti accorgi troppo tardi.

C’è chi ironizza dicendo che, prima o poi, arriveremo a pagare anche l’aria che respiriamo. Un paradosso che però trova eco nella quotidianità: spese invisibili e poco comprensibili finiscono spesso per gravare sul cittadino. E non si tratta solo di imposte dirette, ma anche di quelle meno note che emergono al momento dell’acquisto di un bene.

Pensiamo a un nuovo smartphone, a un hard disk o persino a una semplice chiavetta USB. Nel prezzo finale, nascosto tra le voci che nessuno legge, si nasconde un costo aggiuntivo. Non compare in etichetta, non lo vediamo distinto sullo scontrino, eppure è lì, incorporato nel totale. Questo alimenta la percezione che esistano forme di tassazione poco trasparenti.

Molti consumatori non se ne accorgono nemmeno. Il prezzo appare più alto del previsto e la giustificazione raramente è chiara. A volte si pensa a rincari dei produttori o alla svalutazione, ma non sempre è così.

Dietro quelle cifre si celano meccanismi introdotti anni fa, rimasti in vigore anche se il mercato tecnologico è cambiato radicalmente.

Un sistema che pochi conoscono davvero

Quella che in modo colloquiale viene chiamata “tassa sulla memoria” è in realtà il “compenso per copia privata”. Esiste in Italia dal 1992 e nacque per compensare gli autori quando i cittadini registravano cassette o CD a casa. Oggi funziona allo stesso modo: non si tassa il contenuto, ma il supporto, cioè qualunque dispositivo possa contenere dati.

Come ricorda l’avvocato Angelo Greco in un post su Instagram, le tariffe vengono stabilite dal Ministero della Cultura ogni tre anni e i produttori devono versare un importo per ogni memoria venduta. Queste somme, che complessivamente arrivano a quasi 150 milioni di euro l’anno, vengono poi distribuite tra autori, artisti e produttori come forma di indennizzo.

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Calcolo tasse (Canva foto) – www.financecue.it

Perché il dibattito oggi è più acceso che mai

Il problema è che il mondo è cambiato. Film e musica non si copiano più su chiavette o hard disk, ma si consumano soprattutto in streaming. Nonostante questo, la tassa continua a esistere e in certi casi aumenta. Può accadere che un hard disk da 30 euro abbia 7 euro di rincaro solo per questo compenso, alterando il prezzo finale.

Le ultime modifiche hanno reso il tema ancora più delicato: la tassa è stata estesa anche ai dispositivi ricondizionati e ai servizi cloud, ambiti dove l’applicazione appare controversa. Le associazioni dell’industria culturale difendono il meccanismo, sostenendo che tuteli i diritti degli autori, mentre i produttori tecnologici lo definiscono ormai obsoleto e ingiusto per i consumatori.