Una foto con tuo figlio e finisci davanti al giudice: basta minori sui social | Se condividi loro immagini rischi anche la galera

Come i malintenzionati online osservano i social dei genitori per individuare i bambini e costruire contatti indiretti (Canva Foto) - financecue.it
Come i malintenzionati online osservano i social dei genitori per individuare i bambini e costruire contatti indiretti.
Scatti una foto, la pubblichi sul tuo profilo. Il bambino sorride, gioca, corre in spiaggia. Ricevi cuori, commenti, complimenti. Non pensi a chi guarda, non pensi a chi salva. Il gesto sembra innocuo, il momento resta dolce, ma qualcuno osserva in silenzio, senza lasciare traccia.
Ogni dettaglio racconta qualcosa. Il nome, l’età, la scuola, il parco. Il predatore non cerca a caso. Studia i profili, analizza le abitudini, segue i movimenti. Non scrive subito, non si espone. Aspetta, raccoglie, archivia. Costruisce una mappa invisibile, fatta di foto, tag, commenti.
Il profilo del genitore diventa una porta aperta. Le storie mostrano il volto, i post indicano gli orari. Il pedofilo non cerca il bambino, cerca te. Ti osserva, ti studia, ti segue. Vuole sapere dove vai, con chi esci, cosa fai. Ogni like diventa un segnale, ogni condivisione un indizio.
Ti chiedi se bastano le impostazioni, se il profilo privato protegge. Il malvivente usa ciò che tu lasci. Non cerca l’accesso, cerca l’abitudine. Senza accorgertene, costruisci un archivio perfetto. Come fa e quali sono i comportamenti da evitare?
Come si comportano i malviventi
I predatori online non agisce in modo impulsivo. Studia i genitori, osserva i contenuti, seleziona i profili. Cerca bambini esposti, con routine visibili, con genitori attivi sui social. Non scrive subito, non commenta. Salva le foto, incrocia le informazioni, costruisce un contesto.
Alcuni predatori creano profili falsi. Si fingono genitori, educatori, amici. Entrano nei gruppi, seguono le pagine, interagiscono con discrezione. Cercano di capire dove vive il bambino, quali attività frequenta, chi lo accompagna. Ogni post diventa una fonte, ogni storia una traccia. Come evitarlo?
Come funziona
In un video pubblicato sul profilo Instagram @wasted lo scorso 27 agosto, la didascalia riporta: “A partire dai 14 anni circa, gli adolescenti sono legalmente riconosciuti come capaci di decidere se le loro foto possono essere condivise online, anche dai propri genitori“. Questo avviene in Germania e in Austria.
“Se i genitori pubblicano immagini senza autorizzazione, gli adolescenti hanno diverse opzioni legali: possono richiedere la rimozione, presentare un’ingiunzione o, in alcuni casi, chiedere un risarcimento danni” conclude la nota. Il fenomeno si chiama sharenting ed è il comportamento ossessivo di alcuni genitori di postare foto sui social con i propri figli, o solo dei figli minori, per ottenere like, condivisioni e attenzione.