Fatturi zero ma lo Stato pretende i soldi: nuova stangata alle partite I | Quest’anno rischi di andare in rovina

Tasse partita iva (Canva foto) - www.financecue.it
Partite IVA tra gestione separata e contributi fissi: cosa cambia davvero se non fatturi nulla, ecco quanto devi pagare.
Aprire una Partita IVA è spesso percepito come un passo rischioso, soprattutto da chi si trova agli inizi di un’attività. La paura di dover sostenere spese ingenti anche senza entrate reali porta molti a rimandare, alimentando l’idea che il sistema fiscale sia un ostacolo insormontabile. In realtà, le regole non sono identiche per tutti e conoscere le differenze può fare una grande differenza.
Il timore principale riguarda i contributi previdenziali: si pensa che, anche senza guadagni, lo Stato presenti comunque il conto. Questa convinzione, radicata e diffusa, nasce da esperienze diverse a seconda della categoria di appartenenza. Mentre alcuni riescono a gestire la situazione senza oneri imprevisti, altri si trovano a dover fronteggiare cifre importanti.
Chi inizia un percorso professionale indipendente spesso cerca soluzioni flessibili, in grado di adattarsi a un’attività non ancora stabile. La normativa offre, infatti, strumenti che consentono di testare il proprio lavoro senza dover affrontare subito spese eccessive. Tuttavia, è fondamentale capire in quale regime previdenziale si rientra, perché le differenze sono sostanziali.
A volte il problema non è tanto la tassazione sul reddito, quanto la gestione dei contributi fissi, che possono incidere pesantemente anche in assenza di fatturato. Proprio qui nasce la distinzione più importante tra le diverse gestioni INPS, una separazione che cambia radicalmente l’approccio al lavoro autonomo.
Cosa succede se fatturi zero
Per chi è iscritto alla gestione separata INPS, la regola è chiara: se il reddito è pari a zero, anche i contributi dovuti sono zero. In questo caso si paga solo in proporzione al guadagno effettivo, una soluzione adatta a chi lavora saltuariamente o vuole semplicemente provare ad avviare un’attività senza grandi rischi. Come sottolineato in un post di commercialistayrgenamesi, si tratta di uno strumento utile per chi non ha ancora entrate stabili.
Diversa è la situazione per artigiani e commercianti. Qui i contributi fissi INPS vanno versati comunque, anche se non si emette alcuna fattura durante l’anno. L’importo si aggira intorno ai 4.000 euro annuali, indipendentemente dal fatturato. Una cifra che può pesare molto per chi non ha ancora trovato continuità nel lavoro autonomo.
Agevolazioni e novità per il 2025
Nonostante l’obbligo dei contributi fissi, ci sono due vie di respiro per queste categorie. La prima riguarda chi ha già un lavoro da dipendente a tempo pieno: in questo caso è possibile chiedere l’esonero contributivo, evitando così la doppia spesa. La seconda novità, valida solo per il 2025, introduce uno sconto del 50% sui contributi fissi INPS per artigiani e commercianti, rendendo più sostenibile l’apertura della Partita IVA.
Questo significa che, pur non esistendo una regola unica per tutti, la gestione previdenziale può essere modulata a seconda della situazione lavorativa. La Partita IVA non è un “mostro” da temere, ma uno strumento che, se compreso e gestito con consapevolezza, permette di muoversi nel mondo del lavoro autonomo con maggiore sicurezza.