Cartelle esattoriali, svolta in Italia | Se c’è questa dicitura non devi pagare: a stabilirlo è proprio la Legge

Cartella esattoriale (Canva) - financecue.it
Quando si devono dei soldi allo stato, quest’ultimo sa sempre come riscuoterli. Tuttavia, se scorgi una certa dicitura, non gli devi nulla!
Lo Stato dispone di strumenti molto più potenti, rispetto ai normali creditori, per recuperare i soldi che gli spettano. E quando un cittadino non paga una tassa o una sanzione amministrativa, l’Agenzia delle Entrate interviene con una serie di procedure le quali rendono il recupero, praticamente inevitabile.
Il primo passo è l’invio di avvisi bonari e cartelle esattoriali (di cui, infatti, parleremo più avanti). Con cui l’importo, se non pagato spontaneamente, lo Stato può procedere con il pignoramento del conto corrente, o una trattenuta diretta sullo stipendio o sulla pensione; applicata automaticamente dall’ente di riscossione.
In casi più gravi, vien avviato il fermo amministrativo di auto o moto, oppure l’ipoteca sulla casa. Tutti meccanismi perfettamente legali e programmati proprio per entrare in funzione, senza il bisogno di sentenze o giudizi lunghi e costosi.
Per questo motivo, si dice che lo Stato riesce sempre a riscuotere i propri debiti. Poiché dispone di poteri esecutivi diretti, che ai privati cittadini e alle aziende comuni non son, appunto, concessi.
Formazione e cartella di pagamento
La riscossione forzata dei crediti, inizia con l’iscrizione a ruolo delle somme dovute dal contribuente, risultanti dai controlli effettuati dagli enti creditori. Ruolo che contiene i dati del debitore, la tipologia del credito, e l’ammontare da versare. E una volta formato, vien trasmesso all’Agenzia delle Entrate-Riscossione, che notifica quindi la cartella di pagamento. Svolgendo, quest’ultima, una duplice funzione: ovvero, intimare il pagamento, entro 60 giorni; e avvisare che, in caso di mancato versamento, l’agente della riscossione può procedere con l’esecuzione forzata sui beni del debitore.
Dopo la notifica, il contribuente ha dunque 60 giorni per presentare opposizione; e trascorso questo termine, la cartella diventa definitiva, potendo quindi iniziare le procedure esecutive. Sebbene, comunque, i crediti vadano incontro a prescrizione, secondo la loro natura. Come 3 anni, per il bollo auto; 5 per i tributi locali, come Imu e Tari; 10, per imposte statali come Irpef e Iva. La cui prescrizione estingue, tuttavia, il diritto di riscossione, se l’agente non ha intrapreso azioni entro i termini stabiliti.
L’anno per l’azione esecutiva
Per eseguire il pignoramento, l’Agente della riscossione deve comunque iniziare l’azione, entro un anno dalla notifica della cartella. E se questo termine vien superato, inviare un nuovo avviso con intimazione a pagare entro cinque giorni. Periodo durante il quale, il contribuente può contestare la cartella, o richiedere una rateizzazione, bloccando eventuali pignoramenti in corso.
Chi non può pagare in un’unica soluzione, può dilazionare il debito in rate minime di 50 euro. Con il pagamento della prima rata, il quale sospende eventuali fermi amministrativi, annullando le procedure esecutive in corso; purché, naturalmente, non si siano già conclusi con esito positivo. Inoltre, come riportato su brocardi.it, il contribuente può richiedere la riduzione o la restrizione di eventuali ipoteche, precedentemente iscritte, riducendo l’onere garantito sui propri beni.