Casa di proprietà, arriva la nuova tassa | Cifre allucinanti: appena le scopri ti metti a piangere

Meglio non avere una casa di proprietà (Canva) - financecue.it
Per chi possiede una casa, conviene che ci si faccia un mutuo per pagare le tasse che stanno per arrivare.
Negli ultimi anni, molti cittadini si son ritrovati a fare i conti con continui aumenti fiscali e rincari nei servizi pubblici; spesso senza ricevere miglioramenti reali, al livello di qualità della vita. Un fenomeno che ha quindi alimentato un forte senso di sfiducia nei confronti dello Stato, percepito appunto, sempre più distante dai bisogni concreti delle persone.
Una delle principali motivazioni, alla base di questi aumenti, è il crescente debito pubblico il quale costringe il governo a reperire nuove risorse, per mantenere in piedi il sistema. Sebbene, invece di ridurre gli sprechi, o intervenire sulle spese inutili, si preferisca tuttavia far ricadere il peso direttamente sui contribuenti.
Inoltre, a complicare la situazione, vi è anche la cattiva gestione economica, e la mancanza di politiche al lungo termine, che favoriscano la crescita. Motivo per cui, lo Stato tende perciò a tamponare le emergenze, aumentando tasse e tariffe su beni essenziali.
Molti cittadini, percepiscono siffatti rincari come ingiusti e sproporzionati, specialmente in assenza d’investimenti visibili in sanità, istruzione e infrastrutture. E la sensazione dominante è, quindi, quella che si stia pagando sempre di più, per avere, in realtà, sempre di meno.
Aumenti in arrivo
Dal prossimo anno, i proprietari di seconde case dovranno far fronte a un aumento significativo delle imposte sugli immobili. Non trattandosi solo dell’Imu, ma di un insieme di tributi che riguardano anche la Tari, l’Irpef, e persino le rendite catastali aggiornate. Il cui obiettivo, come riportato da money.it, è reperire nuove risorse per lo Stato, sebbene il risultato sia un incremento dei costi, per chi possiede una casa diversa da quella principale.
L’Imu resta, comunque, dovuta su tutte le seconde abitazioni, anche se concesse in locazione; mentre la Tari, è quasi sempre a carico del proprietario (tranne alcuni, pochi, casi particolari). Nondimeno, se la casa viene affittata sui canoni, si applicano Irpef o cedolare secca, con aliquote più elevate, per gli affitti brevi. E chi ha una casa sfitta nello stesso comune di residenza, è soggetto anche all’Irpef ordinaria. Il che rende questi immobili, particolarmente tassati.
Vendita e plusvalenze: cosa cambia
Vendere un immobile prima dei 5 anni, comporta il pagamento delle imposte sulla plusvalenza, salvo reinvestimento del ricavato in altra abitazione. Se si tratta di una casa ricevuta in eredità, la tassazione sulla plusvalenza si applica solo entro i primi 5 anni dall’accettazione; mentre le case ristrutturate con super-bonus, son invece soggette al 26% sulla differenza di valore, se vendute prima dei 10 anni dal termine dei lavori.
L’aggiornamento delle rendite catastali, dopo una ristrutturazione – ormai obbligatorio in molti casi -, farà perciò aumentare Imu, Irpef, e persino l’indicatore ISEE. Così da rendere il possesso di una seconda casa, sempre meno conveniente, soprattutto per chi non la utilizza, o non la mette a reddito. Con il rischio, insomma, che un bene immobiliare, si trasformi in un costo fisso difficile da sostenere.