Stipendio sempre più povero: Ufficiale, approvate nuove detrazioni in busta paga | Ecco la categoria che ci rimette di più

Detrazioni stipendio (Canva foto) - www.financecue.it
Nuovi criteri per le detrazioni e tre sole aliquote Irpef cambiano il volto delle buste paga italiane: chi è più penalizzato.
A molti sembrava una semplice operazione tecnica, una riforma dal linguaggio burocratico e distante. Ma la nuova circolare dell’Agenzia delle Entrate, diffusa lo scorso aprile, ha fatto rapidamente breccia nel dibattito pubblico, sollevando preoccupazioni e aspettative tra lavoratori e famiglie. Gli effetti di questo intervento, infatti, si manifestano direttamente in busta paga, con cifre che variano sensibilmente a seconda del reddito e della situazione personale.
Le modifiche al sistema fiscale arrivano in un contesto già delicato, segnato da un potere d’acquisto in calo e da un’inflazione che continua a intaccare i redditi reali. In questo scenario, ogni variazione sul fronte delle detrazioni o delle aliquote può rappresentare un aggravio o un sollievo. Ma non tutti beneficeranno allo stesso modo: le nuove soglie e i nuovi criteri sembrano favorire alcune fasce, penalizzandone altre.
Tra i temi che hanno generato maggiore attenzione vi è quello delle detrazioni per i familiari a carico. Le nuove regole, in vigore dal 2025, restringono il campo e pongono nuovi limiti, in particolare per i contribuenti extra-Ue e per i nuclei familiari più ampi.
Si tratta di un cambiamento che, pur mirando a semplificare, solleva dubbi di equità e inclusione, soprattutto in contesti multiculturali e complessi.
Detrazioni riviste e aliquote ridotte, ma a chi conviene davvero?
Con l’introduzione della circolare 4/E dell’Agenzia delle Entrate, l’Irpef passa ufficialmente da quattro a tre scaglioni: 23%, 35% e 43%. Questo cambiamento, pensato per favorire i redditi medio-bassi, genera vantaggi fino a 260 euro annui per chi guadagna tra i 15 e i 28 mila euro. Tuttavia, per chi supera i 50 mila euro l’aliquota resta invariata, vanificando qualsiasi beneficio immediato. Come segnala anche confederazionecgs.it, la semplificazione fiscale ha effetti molto diversi a seconda della fascia di reddito.
Le nuove detrazioni sul lavoro dipendente, alzate a 1.955 euro per i redditi fino a 15 mila euro, sono accompagnate da un correttivo sul “bonus 100 euro”, per non escludere i beneficiari più fragili. Per chi si colloca tra i 15 e i 20 mila euro, viene introdotta una somma aggiuntiva proporzionale, che non contribuisce al reddito complessivo. Una misura che, almeno sulla carta, cerca di attenuare le sperequazioni generate dal nuovo sistema.
Ecco chi rischia di perdere di più
Il punto più critico della riforma riguarda però le nuove limitazioni sulle detrazioni familiari. A partire dal 2025, verranno riconosciute solo per genitori e nonni conviventi, escludendo altri familiari fino ad oggi compresi. Inoltre, i contribuenti extra-Ue perderanno ogni diritto a tali detrazioni se i familiari risiedono all’estero, salvo specifiche eccezioni.
Anche per il welfare aziendale applicato ai figli fiscalmente a carico arrivano novità: i buoni o i rimborsi resteranno esenti solo in casi precisi, e la detrazione per figli tra i 21 e i 30 anni sarà valida solo se sussistono requisiti molto stringenti. In definitiva, la riforma fiscale, pur dichiarando di voler aiutare i redditi medi, finisce per penalizzare proprio quella fascia che più attendeva un rilancio concreto.