Home » Trending News » Lavoro, da oggi cambia tutto: il tragitto per arrivarci diventa retribuito | Il tuo datore è costretto a pagartelo

Lavoro, da oggi cambia tutto: il tragitto per arrivarci diventa retribuito | Il tuo datore è costretto a pagartelo

Guida

Rimborso per andare a lavoro (Canva foto) - www.financecue.it

Una recente decisione della Cassazione cambia il modo in cui viene considerato il tempo speso negli spostamenti per lavoro.

Per chi lavora fuori sede, la giornata spesso inizia ben prima dell’arrivo presso il primo cliente. Caricare l’auto aziendale, ricevere istruzioni o raggiungere una destinazione indicata possono occupare una parte consistente della giornata, anche se formalmente non riconosciuta. Questa zona grigia del lavoro, fatta di attese e viaggi, è sempre stata oggetto di controversie tra datori e dipendenti.

Negli ultimi anni, diverse sentenze avevano già acceso un faro su questioni legate al tempo effettivo di lavoro. Dalla “pausa caffè” al “tempo tuta”, ogni momento speso per attività funzionali all’impiego ha generato interpretazioni discordanti, spesso lasciando il lavoratore senza tutele. Ma ciò che sembrava ancora incerto era il valore legale attribuito agli spostamenti quotidiani.

La difficoltà di tracciare con precisione i minuti impiegati in viaggio o per la logistica ha portato molte aziende a introdurre sistemi di geolocalizzazione o ad affidarsi a regolamenti interni. Alcuni prevedevano soglie minime di percorrenza da superare per ottenere la retribuzione, altri escludevano in toto il tragitto casa-cliente dal conteggio orario. Questo, però, ha generato una crescente disuguaglianza tra lavoratori.

Nel settore dei servizi tecnici, ad esempio, capita spesso che le attività inizino già con l’accensione del motore. Se il dipendente riceve ordini precisi su dove andare e con quali materiali, è evidente che l’autonomia personale viene meno. Eppure, fino a oggi, molte aziende si sono appigliate ad accordi sindacali per limitare i compensi legati agli spostamenti.

Una decisione destinata a pesare

Ora, però, la Corte di Cassazione ha preso una posizione netta. Con l’ordinanza n. 16674 del 2024, ha stabilito che il tempo necessario per caricare materiali, ricevere istruzioni e recarsi presso il cliente va retribuito come orario di lavoro. Non sono più ammesse franchigie o esclusioni: ogni minuto trascorso sotto indicazioni aziendali è da considerarsi parte dell’attività lavorativa.

Il caso riguardava alcuni manutentori che, ogni giorno, partivano dall’azienda per effettuare interventi esterni. La loro società riconosceva solo i viaggi superiori ai 30 minuti, registrati tramite GPS. Ma secondo la Suprema Corte, tale accordo è nullo poiché in contrasto con l’art. 1 del D.lgs. 66/2003. Come riporta Brocardi, la legge prevale su qualsiasi intesa sindacale contraria e non può essere aggirata da regolamenti interni.

Guidare
Guidare l’auto per andare a lavoro rimborso (Canva foto) – www.financecue.it

Una tutela che riguarda molti più lavoratori

Questa sentenza rappresenta un punto di svolta per tutti i lavoratori che svolgono attività itineranti su indicazione del datore. Non si tratta solo di tecnici o trasfertisti: anche chi lavora nell’assistenza post-vendita, negli interventi on-site o nella manutenzione informatica potrà chiedere il riconoscimento delle ore di viaggio come parte del proprio lavoro retribuito.

Le imprese, invece, dovranno rivedere eventuali accordi aziendali che prevedano esclusioni o limiti in materia. In caso contrario, rischiano contenziosi con esito quasi scontato. Per i lavoratori, questa è l’occasione per far valere i propri diritti, anche attraverso vie giudiziarie o con l’aiuto di sindacati e legali specializzati in diritto del lavoro.