Droga alla guida, patente restituita dopo il test positivo: è bastato fare questo | È la prima volta che accade

Restituzione patente (Canva foto) - www.financecue.it
Riceve indietro la patente nonostante il test positivo: il nodo è la presenza di alterazione, non solo l’assunzione.
Dal 14 dicembre 2024, con l’entrata in vigore della Legge n. 177 del 2024, sono cambiate radicalmente le regole: sanzioni penali e amministrative più severe per chi guida in stato di ebbrezza o sotto l’effetto di droghe.
Nel contesto di queste recenti modifiche al Codice della Strada, la questione della guida sotto effetto di sostanze sta suscitando un ampio dibattito tra esperti e cittadini. L’introduzione di norme più rigide ha generato preoccupazioni in merito alla loro applicazione concreta, soprattutto quando si parla di sostanze come la cannabis, la cui presenza nel sangue non coincide sempre con uno stato di alterazione.
Il fulcro della questione è il concetto di “alterazione alla guida”. Un conto è rilevare tracce di THC nel sangue, un altro è dimostrare che chi guida sia effettivamente in uno stato che comprometta le sue capacità psicofisiche.
Il nuovo Codice della Strada tende a fondere le due cose, ma non sempre la realtà clinica lo consente. E proprio in questo contesto si inserisce una vicenda emersa a Trento, che sta facendo discutere non solo per gli sviluppi legali, ma anche per le implicazioni politiche che porta con sé.
Il nodo giuridico riapre il dibattito sulla linea del governo
Un giovane è stato fermato a Trento e trovato positivo ai cannabinoidi durante un normale controllo stradale. Come previsto dal nuovo Codice della Strada, gli è stata subito ritirata la patente. Tuttavia, i suoi legali – Claudio Miglio e Lorenzo Simonetti – hanno subito attivato un percorso difensivo: contattato il medico del pronto soccorso, hanno ottenuto una dichiarazione ufficiale che attestava l’assenza di alterazione psicofisica al momento del fermo.
La Prefettura di Trento, sulla base di tale dichiarazione, ha restituito la patente ancora prima della decisione del Giudice di Pace. Secondo quanto riportato da DolceVita, ciò ha permesso di annullare il percorso presso la Commissione Medica Locale, evitando esami periodici e accertamenti lunghi e invasivi.
Le implicazioni di questa vicenda
Il caso ha riacceso il dibattito sulla coerenza tra la legge e la realtà clinica. Questa vicenda mostra che la sola positività ai cannabinoidi, senza stato di alterazione, può non bastare per giustificare le sanzioni. Di fatto, la restituzione della patente smentisce – almeno in questo caso – l’assunto che l’assunzione di cannabis equivalga automaticamente a una guida pericolosa.
Una discrepanza che rischia di diventare politica, soprattutto se – come affermano i legali – non sarà necessario nemmeno arrivare in Corte Costituzionale, perché “la verità e la prova dell’innocenza sono già sul tavolo”.