Illustrazione di alcune banconote (Canva FOTO) - financecue.it
Ciò che accadrà nei prossimi anni è davvero incredibile, una grossa ricchezza che arriverà in Italia entro i prossimo 30 anni.
Nel 2024 la ricchezza globale ha continuato a crescere, segnando un +4,6%. Un dato che, letto così, sembra perfino rassicurante. Ma la verità è che non tutti hanno beneficiato di questo aumento allo stesso modo. Secondo l’UBS Global Wealth Report 2025, a fare da traino sono stati soprattutto gli Stati Uniti, complice un dollaro solido e mercati finanziari in buona forma. Le altre aree del mondo, come l’Asia-Pacifico e l’Europa, invece, hanno fatto più fatica a tenere il passo.
Dentro a questa crescita, si nasconde però una trasformazione epocale: circa 83 trilioni di dollari passeranno di mano nei prossimi 20-25 anni. È il cosiddetto grande trasferimento di ricchezza tra generazioni, e non è una cifra qualunque. Un passaggio che, volenti o nolenti, ridisegnerà le mappe della ricchezza familiare e nazionale.
In Italia, questa ondata riguarda un patrimonio stimato intorno agli 11 trilioni di dollari, con oltre 1,3 milioni di milionari. Non siamo in cima alle classifiche mondiali, ma nemmeno messi male: su scala europea, la ricchezza media per adulto ci mantiene saldamente nel gruppo di testa. Tuttavia, molta di questa ricchezza è legata alla casa di proprietà, un dettaglio che cambia parecchio il quadro.
In più, nel nostro Paese, le imposte di successione restano basse, specie se confrontate con Francia, Germania o Regno Unito. Per figli e coniugi, si parla di appena il 4% sopra il milione di euro, una soglia che lascia passare somme ingenti con un’imposizione minima. È anche per questo che in Italia il tema dell’eredità ha una portata non solo economica, ma sociale.
Stando ai dati UBS, il 2024 ha visto l’America del Nord guadagnare terreno con più dell’11% di aumento della ricchezza totale. Un numero che, rispetto al resto del mondo, fa impressione. L’Asia-Pacifico è rimasta sotto il 3%, mentre Europa, Medio Oriente e Africa hanno a malapena superato lo zero. In soldoni: mentre qualcuno corre, altri annaspano. E a farne le spese sono soprattutto quei Paesi dove la crescita si affida meno alla finanza e più all’economia reale.
In questo scenario, l’Italia ha retto, ma senza brillare. Il patrimonio medio per adulto si aggira attorno ai 113.754 dollari. Più della media globale, ma molto meno rispetto a colossi come Svizzera o Stati Uniti. Eppure, quel che colpisce è un altro dato: in Italia la ricchezza è “vecchia”, nel senso letterale del termine. È concentrata nelle mani di generazioni più anziane e in larga parte investita in immobili. Questo crea un doppio effetto: da un lato protegge i patrimoni, ma dall’altro li rende poco liquidi, quindi meno dinamici.
E veniamo al punto: secondo il rapporto UBS, nei prossimi decenni ci sarà un trasferimento globale di ricchezza di oltre 83 trilioni di dollari. Di questi, 9 trilioni passeranno tra coniugi e 74 trilioni tra generazioni diverse. L’Italia non è esclusa, anzi. Considerando l’alto tasso di proprietà immobiliare e l’età media elevata, si prevede un’enorme mole di passaggi patrimoniali, gran parte dei quali poco tassati. Si stima che almeno 2-3 trilioni di euro potrebbero cambiare mano nel nostro Paese da qui al 2050. Ed è qui che entra in gioco il sistema fiscale.
L’imposta di successione italiana è tra le più leggere in Europa. Per capirci: in Francia, ereditare può costare anche il 45% del valore, mentre in Italia solo il 4%. Questo facilita il passaggio dei beni, ma non favorisce una vera redistribuzione. Il rischio? Che la ricchezza resti sempre nelle stesse famiglie, aumentando le disuguaglianze. Il dato paradossale è che proprio la fascia di popolazione più giovane, quella che ha meno proprietà, erediterà presto patrimoni enormi senza che il sistema crei condizioni di equità.