“Mi è stato imposto di…”: Luciano Pavarotti, scandalo sul testamento | Ecco che fine ha fatto la sua immensa eredità

Luciano Pavarotti (Depositphotos foto) - www.financecue.it
L’eredità di Luciano Pavarotti e le tante domande che ancora oggi fanno discutere: i dettagli di una situazione complessa.
Quando si parla di Pavarotti, la mente corre subito alla sua voce inconfondibile, ai palcoscenici più importanti del mondo, alla sua immagine iconica. Ma, come spesso succede quando se ne va qualcuno di così grande, resta qualcosa di più del ricordo: un’eredità importante, enorme, non solo sul piano artistico ma anche economico.
Già, perché dietro a ogni nome famoso c’è anche una realtà molto più complicata, fatta di documenti, patrimoni da gestire, persone coinvolte e… anche tensioni. Gli atti ufficiali diventano quasi protagonisti di una nuova narrazione, e capita che il testamento diventi un punto d’inizio per nuove storie anziché la fine di un capitolo.
In certi casi, poi, le cose non sono per niente chiare. A volte è difficile capire quanto ci sia davvero di autentico in certe decisioni. Quando c’è di mezzo la salute di chi firma, le domande aumentano e i confini si fanno molto meno netti.
Poi c’è chi, magari anni dopo, decide di parlare. Racconta come sono andate le cose secondo lui, lancia dubbi, fa nomi. E tutto torna a galla, insieme ai sospetti. Chi ha fatto cosa? Era tutto regolare? E Pavarotti, era davvero consapevole di quello che stava firmando? Difficile saperlo senza scavare a fondo.
Una firma che solleva più domande che certezze
Ora, a far luce sulla vicenda ci sta provando la Procura della Repubblica di Pesaro. Ha aperto un’indagine – per ora contro ignoti – con l’ipotesi di circonvenzione di incapace. Al centro ci sono le parole del notaio Luciano Buonanno, che nel 2007 fu chiamato a raccogliere le volontà del tenore riguardo al suo patrimonio negli Stati Uniti.
Secondo quello che Buonanno ha detto al quotidiano QN e al settimanale Diva e Donna, come riporta La Gazzetta del Mezzogiorno, al suo arrivo nella casa di Pavarotti era già tutto pronto. Il Maestro, stanco e a letto alle dieci del mattino, si limitò a rispondere “sì” e a firmare. Il notaio ha anche aggiunto: «Mi è stato imposto di non modificare nulla». In pratica, tutto sarebbe stato scritto dagli avvocati. Il documento era un trust – una formula poco comune in Italia – che lasciava alla moglie Nicoletta Mantovani tutti i beni americani: circa 9 milioni di dollari in immobili e 100 mila in oggetti e altro. Pavarotti, secondo il notaio, avrebbe pure reagito con sorpresa sentendo quelle cifre.
Il ruolo del notaio e le tensioni che ne sono seguite
Le dichiarazioni di Buonanno, però, non sono passate inosservate. Il Collegio notarile di Pesaro ha chiesto che intervenga il Coredi delle Marche, cioè la commissione disciplinare dei notai. Ma il diretto interessato dice di non sapere nulla di un procedimento a suo carico, e ha precisato: «Non ho rivelato nulla di riservato» e nemmeno violato il codice deontologico.
Intanto, gli inquirenti stanno cercando di capire se davvero Pavarotti fosse nelle condizioni di firmare lucidamente quel documento o se ci siano state pressioni o forzature. Tutto ruota attorno a una domanda molto semplice, ma allo stesso tempo complicata: quale fu la vera volontà del Maestro in quel momento?