Evasione, ecco la categoria più ‘furba’ d’Italia | Dichiarano due lire ma guadagnano tantissimo: non indovinerai mai

Evasione fiscale illustrazione (Canva foto) - financecue.it
I nuovi dati del Ministero dell’Economia fanno luce sulla categoria che dichiara poco e incassa molto. Ecco qual è.
In alcune categorie professionali italiane, l’apparenza può ingannare più di quanto si pensi. Locali sempre pieni, vetrine scintillanti, stabilimenti affollati: segni di successo che sembrano smentire numeri e bilanci. Eppure, secondo gli ultimi rilievi del Ministero dell’Economia, c’è chi, a dispetto di un’attività vivace e redditizia, riesce a far quadrare i conti con redditi annui sorprendentemente bassi.
In un contesto dove la tracciabilità è diventata un requisito sempre più stringente, il Fisco ha affinato gli strumenti per intercettare chi si muove ai margini della legalità fiscale. I nuovi dati sugli Indici Sintetici di Affidabilità (ISA) offrono una fotografia dettagliata e piuttosto inquietante del panorama italiano. Emergono così contrasti vistosi: interi settori risultano caratterizzati da redditi incompatibili con il volume d’affari stimato.
A sorprendere non è solo l’entità dei redditi dichiarati, ma anche la concentrazione geografica e settoriale di questi fenomeni. In Lombardia, ad esempio, oltre metà delle partite Iva attive risulta fiscalmente “non affidabile”. Eppure, i fatturati registrati non si discostano di molto da quelli delle imprese “virtuose”. Una contraddizione che ha il sapore amaro dell’elusione strutturale.
Mentre alcune categorie – come notai e medici – sembrano reggere al vaglio del Fisco, altre mostrano falle macroscopiche. Non solo per la disparità tra ricavi e utili, ma anche per l’elevato numero di soggetti che non raggiungono neppure la soglia minima di affidabilità fiscale. Il tutto mentre si attende l’entrata in funzione del cosiddetto “evasometro”, annunciato ma ancora lontano.
Chi dichiara poco e incassa tanto
Tra tutte le categorie analizzate, bar e ristoranti guidano la classifica dell’incoerenza fiscale. Secondo il Ministero, oltre la metà dei titolari di locali è considerata “non affidabile”, con redditi medi che sfiorano appena i 15mila euro l’anno. Una cifra che, alla luce dei costi fissi e del tenore di vita atteso, solleva più di un dubbio sulla reale portata dei guadagni.
Non va meglio per gioiellieri, pelliccerie e consulenti finanziari. Come riporta Fiscal-focus, in alcuni casi il 65% degli operatori dichiara meno di 1.200 euro al mese, mentre tra i consulenti finanziari la forbice tra “affidabili” e “inaffidabili” è abissale: quasi sette su dieci non superano i controlli ISA. E se i redditi dichiarati sono spesso ridotti all’osso, i giri d’affari raccontano tutt’altra storia.
Una mappa dell’evasione che parla chiaro
Il quadro che emerge dai dati del Ministero dell’Economia è quello di un’Italia divisa. Da una parte ci sono le attività che rispettano gli standard fiscali, dichiarano redditi coerenti e passano il test degli ISA.
Dall’altra, una fetta consistente del tessuto economico – in particolare in Lombardia – mostra segnali evidenti di evasione: più della metà delle partite Iva attive nella regione è considerata inaffidabile, nonostante incassi medi annui vicini ai 400mila euro. Un’anomalia che evidenzia l’esistenza di due economie parallele.