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Addio TFR, per i lavoratori è la fine di un’era | Un altro diritto è stato cancellato per sempre: anni di fatica buttati al vento

Lavoratore senza soldi (Depositphotos foto) - www.financecue.it

Lavoratore senza soldi (Depositphotos foto) - www.financecue.it

Il TFR cambia volto? I lavoratori potrebbero perdere uno degli ultimi baluardi di sicurezza economica, ecco cosa succede.

C’è una certezza che, fino a poco fa, sembrava intoccabile: il Trattamento di Fine Rapporto. Quella somma accantonata, mese dopo mese, diventava quasi un compagno silenzioso di ogni lavoratore, una sicurezza che ti seguiva per anni. Un “tesoretto” da riscuotere quando il lavoro finisce o da usare nei momenti importanti. Insomma, una sorta di ancora nei mari incerti del futuro.

Non era solo una questione di soldi. Il TFR rappresentava qualcosa di più profondo, un riconoscimento concreto del tempo speso a lavorare, dei sacrifici fatti, delle ore passate tra scrivanie, cantieri o reparti. E quando ne parlavi, anche solo per chiedere un anticipo, capivi che aveva un peso. Un valore, sì economico, ma anche simbolico.

Negli ultimi tempi però, tra chiacchiere, dibattiti e proposte, il sistema previdenziale è finito in mezzo a una specie di tempesta. L’allungarsi della vita media, il calo dei lavoratori attivi, il boom dei pensionati… tutti fattori che hanno messo in crisi l’equilibrio.

E allora, per far quadrare i conti, qualcuno ha iniziato a guardare proprio lì, al TFR. Il punto è che quando si comincia a cercare fondi per reggere un sistema che barcolla, si va a toccare anche ciò che sembrava sacro. E il TFR, con i suoi miliardi fermi in attesa, fa gola.

Il rebus pensioni e il “nuovo” TFR

Come riporta Investire Oggi, il sottosegretario Claudio Durigon ha tirato fuori quella che potremmo chiamare una proposta-shock: lasciare il TFR all’INPS in modo definitivo. Niente più richieste d’anticipo per spese mediche, casa o emergenze varie. In pratica, quei soldi diventerebbero parte integrante del meccanismo pensionistico, un mattoncino in più per costruire pensioni più robuste (forse) e accessibili (boh, si spera).

Una scelta che cambierebbe le regole del gioco per milioni di lavoratori. Oggi, l’anticipo sul TFR si può chiedere solo dopo almeno otto anni con lo stesso datore di lavoro e per motivi precisi. Ma se questa nuova direzione venisse confermata, tutti quei criteri verrebbero spazzati via. Il TFR resterebbe “bloccato” fino alla pensione e usato solo per gonfiare l’assegno mensile. Addio quindi a una delle poche forme di liquidità straordinaria che un lavoratore poteva chiedere senza dover bussare in banca. Ma come funzionerebbe di preciso?

Portafoglio vuoto (Pexels foto) - www.financecue.it
Portafoglio vuoto (Pexels foto) – www.financecue.it

Dal cassetto personale alla cassa dell’INPS

I soldi che prima restavano accantonati per il lavoratore diventerebbero risorsa diretta dell’INPS. L’obiettivo? Evitare di alzare le tasse o tagliare ancora le pensioni. Una mossa che sembra “utile” al sistema, ma che toglie autonomia e possibilità ai singoli lavoratori. Ah, e niente più scelta se far confluire il TFR nei fondi pensione integrativi. O meglio: sembra proprio che quella opzione venga superata.

Di fatto, si tratta di un cambio epocale. Il TFR, da diritto individuale, si trasforma in ingranaggio collettivo. Non potrai più contare su quella somma alla fine del rapporto o nei momenti critici della vita. Rimarrà lì, dentro al grande calderone dell’INPS, e – forse – ti aiuterà ad avere una pensione più alta. Ma intanto, per molti lavoratori, l’idea stessa di “buonuscita” rischia di diventare un ricordo.