UE: un investimento di 4 milioni per trasformare i cavi in fibra ottica in sensori per il monitoraggio dei fenomeni naturali

Fibra ottica decisione dell'Unione Europea illustrazione (Canva foto ) - financecue.it
La rivoluzione silenziosa dei cavi: la fibra ottica si trasforma in sensore naturale, la decisione dell’Unione Europea.
Quando pensiamo alla fibra ottica, la colleghiamo subito a Internet veloce, video in alta definizione e connessioni globali. Ma pochi immaginano che questi sottili fili di vetro, già presenti ovunque sotto terra e persino nei fondali marini, possano avere un’altra funzione: quella di ascoltare il mondo che ci circonda. Non per modo di dire, ma in senso letterale.
La rete di fibra che collega le nostre città e i continenti può, infatti, rilevare vibrazioni, scosse e movimenti. Un treno che passa, un ponte che vibra, un terremoto che inizia a scuotere il terreno: ogni evento lascia una traccia che la fibra può registrare. Ed è proprio da qui che nasce una nuova visione, in cui l’infrastruttura digitale si fonde con il monitoraggio ambientale.
Finora, per controllare i terremoti o verificare lo stato di salute di una strada servivano sensori dedicati, installati nei punti critici. Oggi, però, gli scienziati stanno lavorando per usare ciò che è già sotto i nostri piedi, trasformando chilometri di cavi in una rete intelligente, pronta a rilevare segnali deboli ma fondamentali.
L’idea è semplice e potente: sfruttare la fibra ottica esistente per creare un sistema distribuito di rilevamento, che possa aiutare a prevenire disastri o intervenire più rapidamente. Un approccio che abbassa i costi, amplia la copertura e, soprattutto, usa tecnologie già operative ogni giorno.
Un piano europeo per ascoltare il pianeta
Da febbraio 2025 è partito un progetto ambizioso, sostenuto dall’Unione Europea attraverso il programma Horizon. Si chiama Ecstatic e prevede un investimento di oltre 4 milioni di euro per trasformare la rete globale di fibra ottica in una gigantesca rete di sensori. L’obiettivo? Monitorare terremoti, tsunami, frane e strutture urbane in tempo reale, utilizzando ciò che già esiste.
Il progetto riunisce 14 partner da tutta Europa e durerà quattro anni. La forza di Ecstatic sta nel combinare ricerca avanzata e infrastrutture già presenti, per costruire un sistema di prevenzione più capillare e meno invasivo. La notizia, riportata anche dall’agenzia Ansa, apre scenari inediti per la sicurezza ambientale, la protezione civile e la pianificazione urbana.
L’Italia testa la tecnologia nelle profondità del Tirreno
Nel progetto Ecstatic, l’Italia gioca un ruolo centrale grazie alla partecipazione dell’Università di Padova e dell’Università dell’Aquila. Le due istituzioni lavorano insieme per sviluppare un sistema innovativo pensato appositamente per i cavi sottomarini, quelli che percorrono i fondali marini da nord a sud della penisola.
Il primo banco di prova sarà il tratto tra Genova e Palermo, nel cuore del mar Tirreno. Qui i ricercatori installeranno la nuova tecnologia per rilevare le vibrazioni del fondale e le condizioni delle infrastrutture. Come spiega Luca Palmieri, responsabile del progetto per l’Università di Padova, venti chilometri di fibra possono comportarsi come una lunga catena di microfoni, registrando ogni minimo cambiamento. Un sistema pronto a cogliere segnali che, fino a ieri, passavano inosservati.