DDL sulla salute mentale: gli esperti dicono di no
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DDL sulla salute mentale: cresce il timore per le ricadute su bambini e adolescenti, gli esperti lo bocciano.
Quando si parla di salute mentale, è facile pensare a problemi che riguardano solo gli adulti. Ma i primi segnali di sofferenza spesso compaiono molto prima, già nei primi anni di vita. E proprio in quell’età delicata, in cui si formano le basi della personalità e delle relazioni con gli altri, il sostegno deve essere forte, mirato e continuo.
Oggi però qualcosa rischia di cambiare. Si fa strada la sensazione che le nuove proposte di legge in arrivo non tengano abbastanza conto della complessità del mondo infantile. L’attenzione c’è, ma sembra concentrarsi soprattutto sugli adolescenti più grandi, mentre i più piccoli potrebbero restare indietro.
In Italia, i servizi di neuropsichiatria dell’infanzia e dell’adolescenza fanno già i conti con risorse limitate, personale insufficiente e una copertura territoriale molto disomogenea. Nonostante questo, ogni giorno provano a rispondere a un bisogno crescente, spesso aggravato dalle ferite lasciate dalla pandemia.
Chi lavora in questo campo sa bene quanto siano diversi i bisogni di un bambino di sei anni da quelli di un ragazzo di sedici. Un approccio unico e standardizzato rischia non solo di essere inefficace, ma anche di lasciare fuori chi ha più bisogno di aiuto.
Gli esperti lanciano l’allarme: “troppe fragilità ignorate”
La Società Italiana di Neuropsichiatria dell’Infanzia e dell’Adolescenza ha espresso forte preoccupazione per il contenuto dei disegni di legge sulla salute mentale che saranno presto discussi in Senato. Secondo la presidente Elisa Fazzi, oltre due milioni di minori con disturbi neuropsichici potrebbero ricevere meno assistenza. Già oggi, molti di loro faticano ad accedere alle cure. Con le nuove norme, la situazione potrebbe peggiorare.
Il nodo centrale, secondo gli esperti, è la scelta di concentrare l’attenzione solo sui disturbi psichiatrici dell’adolescenza, ignorando molte altre condizioni. Eppure, la salute mentale dei più giovani è fatta di tante sfumature: ci sono l’autismo, la dislessia, le malattie rare, i disturbi alimentari, il linguaggio, la depressione. Condizioni che non possono essere affrontate con un unico modello o in strutture pensate per adulti.
Cosa prevedono i DDL e perché c’è chi dice no
Secondo quanto riportato da La Repubblica, i disegni di legge in esame propongono nuovi servizi centrati sulla fascia di età 14-25 anni, senza una reale integrazione con i percorsi già esistenti per i più piccoli. Questo approccio rischia di creare una frattura nella continuità della cura, proprio in un momento cruciale della crescita. Inoltre, potrebbe portare a una duplicazione dei servizi e a un indebolimento delle équipe specializzate per l’infanzia.
Antonella Costantino, past president Sinpia, mette in guardia da un’idea che semplifica troppo un settore già fragile. La rete dei servizi, dice, ha bisogno di essere rafforzata, non stravolta. Servono più posti letto, più risorse e una vera strategia nazionale. Il rischio più grande è che le famiglie restino sole proprio quando serve maggiore supporto.