Buoni pasto, svolta per chi lavora in smart working | Basta fare questa richiesta: devono darteli per forza

Il diritto al buono pasto verrebbe riconosciuto anche agli smart workers (canva.com) - www.financecue.it
Buoni pasto per i lavoratori in smart working: le nuove disposizioni chiariscono il diritto dei dipendenti pubblici in lavoro da remoto
Le amministrazioni pubbliche hanno richiesto chiarimenti riguardo alle modalità di erogazione dei buoni pasto ai tanti dipendenti che operano in smart working.
Secondo le ultime notizie di settore, tale tematica è stata debitamente affrontata anche nel nuovo Contratto Collettivo Nazionale di Lavoro (CCNL) per le Funzioni centrali.
Come discusso, il diritto al buono pasto verrebbe riconosciuto in termini di equivalenza tenendo conto delle ore di lavoro svolte da remoto nell’arco della giornata.
Tuttavia, rimane aperto il dibattito riguardo al calcolo del tempo di lavoro in modalità smart working, un aspetto sul quale l’Aran, sotto la direzione di Antonio Naddeo, ha fornito chiarimenti.
Le precisazioni dell’Aran
Secondo Pamagazine, l’Aran ha precisato che, a seguito di numerosi quesiti ricevuti dalle amministrazioni pubbliche, si rende necessario fornire un orientamento applicativo in merito. Il nuovo CCNL del comparto Funzioni centrali, sottoscritto il 27 gennaio 2025, disciplina l’assegnazione dei buoni pasto nelle giornate di lavoro agile. In particolare, l’articolo 14, comma 3, stabilisce che le ore di lavoro convenzionali per una giornata di smart working devono corrispondere a quelle che il dipendente avrebbe svolto in presenza. La norma introduce un meccanismo automatico: poiché il lavoro agile non prevede la misurazione della durata della prestazione, si presume che il dipendente lavori lo stesso numero di ore previsto per una giornata in ufficio.
Con il nuovo CCNL, si supera l’obbligo di prevalenza del lavoro in presenza per i dipendenti delle Funzioni centrali, in particolare per le categorie più vulnerabili. Anche altri lavoratori, come quelli che risiedono lontano dalla sede di lavoro, potranno usufruire di un numero maggiore di giorni di smart working rispetto al passato. Secondo l’Osservatorio sullo smart working del Politecnico di Milano, si prevede un aumento del numero di dipendenti pubblici in modalità remota nel 2025.

Le prospettive per il futuro
Riporta Pamagazine, che nel 2024, il numero di smart worker italiani ammontava a circa 3,55 milioni, di cui 500. 000 nel settore pubblico. I dati indicano che i lavoratori agili della Pubblica Amministrazione hanno operato da remoto in media per sette giorni al mese. Nel 2025, si prevede una crescita del 5% dei lavoratori agili, portando il totale a 3,75 milioni. Questo cambiamento sarà principalmente sostenuto dalle grandi imprese (35%) e dalla Pubblica Amministrazione (23%), che stanno introducendo politiche più flessibili relativamente al lavoro agile.
Le nuove disposizioni stabilite dal CCNL chiariscono il diritto dei dipendenti pubblici in smart working a ricevere i buoni pasto, eliminando le incertezze riguardo alle modalità di calcolo dell’orario lavorativo. Con l’espansione del lavoro agile nel settore pubblico, tali disposizioni rappresentano un significativo passo avanti nel garantire eguali diritti.