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La Dongfeng potrebbe costruire in Italia le sue auto elettriche ma ci sono della condizioni

Una macchina della Dongfeng (Dongfeng-global)

Una macchina della Dongfeng (Dongfeng-global FOTO) - www.financecue.it

La casa automobilistica cinese punta al mercato europeo, ma il progetto è vincolato a determinate concessioni governative e logistiche.

Dongfeng Motor Corporation, uno dei principali colossi dell’industria automobilistica cinese, sta intensificando la sua espansione globale con un focus particolare sulle auto elettriche (EV). Fondata nel 1969, Dongfeng ha consolidato la sua posizione come uno dei “Big Four” dell’industria automobilistica in Cina, collaborando con giganti internazionali come Nissan, Honda e Peugeot per la produzione di veicoli convenzionali e ora spostando il proprio interesse verso la mobilità sostenibile. Con la crescente domanda di veicoli elettrici in Europa e gli stringenti obiettivi di decarbonizzazione imposti dai governi europei, il mercato rappresenta un’opportunità unica per l’espansione internazionale del brand.

La transizione globale verso l’elettrificazione, alimentata da politiche governative e incentivi per la riduzione delle emissioni di carbonio, ha stimolato l’interesse di Dongfeng nell’iniziare a produrre le sue vetture elettriche direttamente in Europa, e l’Italia potrebbe essere una delle possibili destinazioni per la costruzione di nuovi impianti di produzione.

Tuttavia, il progetto dipenderà da diversi fattori, come l’ottenimento di agevolazioni fiscali, il supporto logistico e infrastrutturale, oltre a garanzie sul trasferimento tecnologico. La casa cinese vede nel mercato europeo una piattaforma strategica per competere con i principali produttori occidentali e mira a sfruttare la sua esperienza nel campo delle EV per conquistare una quota rilevante in questo settore in rapida crescita.

Le negoziazioni tra Dongfeng e il governo italiano

Da diversi mesi, il governo italiano e il colosso automobilistico cinese Dongfeng sono impegnati in un difficile confronto per valutare la possibilità di aprire uno stabilimento produttivo in Italia. Questo progetto, che porterebbe alla creazione di una fabbrica destinata alla produzione di veicoli elettrici, non è però privo di ostacoli. Nonostante i numerosi incontri e colloqui tra le parti, non si è ancora giunti a un accordo, e le negoziazioni sembrano bloccate. Secondo quanto riportato dal Corriere della Sera, la ragione principale del rallentamento sarebbe da attribuire alle condizioni strategiche imposte dalla Cina, che vanno ben oltre il mero investimento industriale o finanziario.

L’interesse di Dongfeng nel creare un’industria in Italia riflette la strategia cinese di espandere la propria influenza economica e industriale in Europa, sfruttando il crescente mercato delle auto elettriche. Tuttavia, le trattative non riguardano esclusivamente il settore automobilistico, ma si estendono a temi strategici come le telecomunicazioni e l’intelligenza artificiale, che rappresentano aree sensibili per le nazioni occidentali. Questi aspetti hanno portato il governo italiano a esaminare attentamente le proposte e a non cedere facilmente alle richieste cinesi, consapevole delle potenziali implicazioni geopolitiche.

Un'auto parcheggiata sotto carica (Pixabay)
Un’auto parcheggiata sotto carica (Pixabay FOTO) – www.financecue.it

Le condizioni cinesi e le aree strategiche

Le richieste avanzate dalla Cina non si limitano a un semplice investimento economico: sono strettamente legate a obiettivi strategici più ampi. In primo luogo, Pechino avrebbe manifestato interesse per un ruolo più rilevante nelle infrastrutture di telecomunicazioni italiane, con un particolare riferimento a Huawei. Il gigante tecnologico cinese è da tempo sotto il fuoco incrociato di Stati Uniti e Unione Europea per i suoi presunti legami con il governo cinese e l’intelligence del Paese. Gli Stati Uniti, in particolare, hanno già messo in guardia diversi alleati occidentali contro l’adozione delle infrastrutture Huawei nelle reti di telecomunicazioni 5G, per timori legati alla sicurezza nazionale. In questo contesto, le richieste cinesi di coinvolgere Huawei in Italia hanno suscitato grande cautela a Roma, dove il governo italiano ha mantenuto una linea prudente, consapevole dei rischi di uno scontro con Washington e Bruxelles.

Un’altra condizione chiave riguarda l’intelligenza artificiale (IA). Durante un recente incontro tra la premier italiana Giorgia Meloni e il presidente cinese Xi Jinping, si è discusso dell’espansione delle tecnologie IA in Italia, con i negoziatori cinesi che hanno proposto di attuare una mappatura della tecnologia nel Paese. Questa richiesta, almeno ufficialmente, mirerebbe a identificare possibili aree di cooperazione bilaterale, ma dietro potrebbe celarsi un tentativo di espandere l’influenza cinese su uno dei settori tecnologici più cruciali del futuro.

In aggiunta, il ministro del Commercio cinese, Wang Wentao, ha chiesto all’Italia di opporsi ai dazi europei imposti sulle auto elettriche cinesi. L’Unione Europea, in un’ottica di difesa del proprio settore industriale, ha infatti avviato un’indagine sui sussidi statali che avrebbero favorito l’espansione delle case automobilistiche cinesi, causando una forte concorrenza sleale nei mercati europei. L’Italia, in linea con la politica comunitaria, ha respinto la richiesta cinese, complicando ulteriormente il cammino verso un possibile accordo.

Un parcheggio per sole auto elettriche (Pixabay)
Un parcheggio per sole auto elettriche (Pixabay FOTO) – www.financecue.it

La posizione italiana e le prospettive future

L’articolo del Corriere della Sera ha portato il Ministero delle Imprese e del Made in Italy (Mimit) a prendere una posizione ufficiale. Il Ministero ha chiarito alcuni punti delicati, ribadendo che non vi è alcuna trattativa in corso riguardante l’inserimento di Huawei nelle infrastrutture italiane e che, per quanto riguarda l’intelligenza artificiale, le regole sono ben definite. Ogni eventuale produzione di veicoli intelligenti in Italia sarà infatti sottoposta alle normative di sicurezza nazionale ed europea, a garanzia della sovranità tecnologica del Paese.

In questa cornice, il progetto di Dongfeng sembra destinato a incontrare sempre più difficoltà. La Cina, infatti, sembrerebbe puntare a un modello produttivo che prevede l’assemblaggio di componenti fabbricate in larga parte in Cina, riducendo al minimo il coinvolgimento dell’industria italiana e lasciando al nostro Paese solo una quota marginale di componenti a basso valore aggiunto. Questo approccio ha suscitato dubbi tra le autorità italiane, preoccupate per il limitato impatto economico e industriale che un simile progetto potrebbe avere sul territorio nazionale.

Le prospettive di una collaborazione tra Dongfeng e l’Italia appaiono sempre più incerte. Da un lato, l’Italia rappresenta un mercato strategico per i produttori di veicoli elettrici, grazie alla sua posizione centrale in Europa e alle sue competenze industriali nel settore automotive. Dall’altro, le richieste cinesi sembrano andare oltre un semplice investimento industriale, spingendo su temi sensibili come la tecnologia, la sicurezza e le politiche commerciali. Questo ha portato il governo italiano a muoversi con cautela, evitando concessioni che potrebbero compromettere la sicurezza nazionale o l’integrità del tessuto produttivo locale.

Il futuro delle trattative dipenderà in gran parte dalla capacità delle due parti di trovare un compromesso che rispetti sia le esigenze economiche che le preoccupazioni strategiche. Tuttavia, se le richieste cinesi dovessero rimanere “pesanti” come indicate dai media, l’insediamento di Dongfeng in Italia potrebbe non realizzarsi, lasciando aperta la strada per altre collaborazioni internazionali che non presentino gli stessi rischi geopolitici.