Italia: calo dell’inflazione a 1,8% ma non c’è crescita in PIL
Ad ottobre 2023, l’inflazione in Italia cala dello 0,1%, su base mensile, facendo così attestare quest’ultima a 1,8% per il terzo trimestre. Un netto calo che non si registrava da luglio 2021 (+1,9%) e che si confronta con il 5,3% di settembre. L’inflazione italiana è sotto i livelli di quella dell’area euro che scende dal 4,3% di settembre al 2,9% di ottobre. I drastici cali sono imputabili ad un abbassamento dei costi dell’energia. Nota dolente, il Pil italiano che non registra crescita per il terzo trimestre.
L’inflazione di fondo per il 2023
Nonostante il poderoso calo dei fenomeni inflattivi registratosi nel terzo trimestre del 2023, l’inflazione acquisita per l’Italia si attesta al 5,7% per l’indice generale e a +5,1% per la componente di fondo nel anno 2023. La componente di fondo delinea una visione più ampia e prospettica del fenomeno economico in questione. Infatti, il parametro offre un quadro più preciso dello stato dell’economia, escludendo i prezzi di energia, cibo, alcol e tabacco, che tendono ad essere più volatili di altri. Anche con un aumento costante dei prezzi la popolazione non rinuncia ad acquistare beni essenziali. In altre parole, nessuno smetterà di andare al supermercato a causa dell’inflazione. Un’inflazione di fondo elevata, quindi, significa che tutto ciò che ci circonda sta diventando più costoso e più tempo questo parametro resta elevato maggiore è il problema per i consumatori, che vedranno perdere valore ai propri stipendi e risparmi personali nel tempo. Per invertire la tendenza, l’unica speranza è un aumento salariale.
Inflazione in Italia: le cause della diminuzione
Le buone prospettive di un calo costante dell’inflazione in Italia e nell’Euro zona sono imputabili ad un drastico abbassamento del costo dell’energia. Diminuendo i costi per l’acquisto dei combustibili, vengono meno anche i costi associati alla produzione di stampo industriale. Ciò si traduce in una maggiore profittabilità dei beni di consumo. I prodotti energetici hanno fatto registrare una decisa decelerazione tendenziale a causa dell’effetto statistico derivante dal confronto con ottobre 2022, quando si registrarono forti aumenti dei prezzi del comparto. Va sottolineato che questa diminuzione dei costi è il frutto della politica dell’Unione europea in merito di diversificazione delle fonti energetiche. Un lavoro iniziato con le costrette rinunce alle forniture di gas russo. I benefici dell’ampliamento del portafoglio di fornitori energetici, seppur lenti, hanno contribuito ad un poderoso allentamento dell’inflazione nell’Euro zona.
Ad un passo dalla recessione
La diminuzione dell’inflazione ed in conseguente rallentamento i prezzi del carrello della spesa (da +8,1% a +6,3%) fanno ben sperare le finanze degli italiani. Ma purtroppo va segnalato anche un dato allarmante: il Pil italiano è rimasto invariato rispetto ai tre mesi precedenti e anche rispetto allo stesso periodo dello scorso anno. Viene, dunque, ad interrompersi una crescita che durava da dieci trimestri consecutivi. In questo modo con un Pil sostanzialmente fermo è ipotizzabile che per l’intero 2023 la crescita economica del paese si attesti allo 0,7%. Contestualizzando i dati in uno scenario mondiale complesso ed instabile dall’Istat commentano: «L’economia italiana rimane stabile nel terzo trimestre del 2023 dopo il calo fatto registrare nel secondo trimestre dell’anno». La crescita economica del paese si mantiene stazionaria nonostante abbia subito il contraccolpo del rialzo dei tassi della Bce e più in generale il rallentamento del mercato di alcuni importanti partner commerciali come la Germania.