Plastic e Sugar tax sempre più lontane dall’attuazione: il Governo italiano rinuncia ad un importante gettito fiscale
Le tasse per ridurre il consumo di plastica e di bevande zuccherate, conosciute come Plastic e Sugar tax, non trovano appiglio nelle scelte politiche italiane. Dal 2019 le tasse subiscono costanti rinvii nonostante siano già consolidate in molti paesi europei. Era prevista per il luglio 2020 l’attuazione della legge per l’applicazione di una tassa sugli imballaggi in plastica, ma la pressante pandemia da Covid-19 costrinse l’allora Governo Conte 2 ad accantonare la sua proposta di legge. Passano gli anni e le pandemie ma tassare le bevande zuccherate, con comprovati danni alla salute, e gli imballaggi eccessivi di plastica sembra un miraggio. Anche in questa partita l’Italia resta indietro rispetto agli altri membri della comunità economica europea. L’attuale governo avrebbe posticipato alla Finanziaria 2024 la spada di Damocle della Plastic e Sugar tax.
Cosa colpirebbero la Plastic e la Sugar tax?
La Plastic tax punta a ridurre i cosiddetti Macsi (Manufatti con singolo impiego) i responsabili dell’aumento nelle discariche degli imballaggi monouso. Secondo Greenpeace, promotore dell’iniziativa, con la tassa di un euro per chilogrammo di plastica da imballaggi, lo stato italiano avrebbe potuto raccogliere 6 miliardi di euro nei 5 anni di rinvii. I calcoli sono fin troppo ottimistici poiché già nel 2019, il governo italiano ipotizzava una tassa di 0,45 euro per chilogrammo.
La tassa sulle bevande zuccherate punta a ridurre il relativo consumo delle stesse a causa dei danni comprovati sulla salute umana. L’OMS, infatti, raccomanda: “Ridurre la quantità di zucchero a meno del 10% della quantità totale di energia che assumiamo attraverso i cibi durante la giornata”. La proposta, ormai arenata, del governo era di tassare per importo di 10 euro per ettolitro nel caso di prodotti finiti e di 0,25 euro per chilogrammo nel caso di prodotti predisposti a essere utilizzati previa diluizione.
I detrattori della proposta sulla Plastic e sulla Sugar tax
Nonostante i temi per la salute e la sostenibilità ambientale siano di largo dominio ed interesse, le tasse su plastica imballaggio e bevande zuccherate sono state spesso osteggiate. Le motivazioni cardini puntano il dito ad un aumento dei costi dei prodotti che andrebbero a gravare esclusivamente sui consumatori.
Dell’eventuale rinvio alla proposta di tassazione si è espresso il presidente della Coldiretti Ettore Prandini: “Il rischio era di avere un effetto a valanga sui prezzi finali degli alimenti, proprio mentre l’Italia si trova ad affrontare una preoccupante fiammata dell’inflazione anche sulla spesa alimentare”.bNon solo, il presidente della filiera si augura che entrambe le norme vengano definitivamente abrogate per permettere una visione strategica di più ampio respiro, con programmi di innovazione alternativa e non con programmi punitivi.
La Plastic tax in Europa: il caso della Spagna
Ci sono paesi dove la Plastic tax è realtà, infatti, dal primo gennaio 2023, con un regio decreto, la Spagna ha introdotto una tassa sulla plastica e relativi imballaggi monouso. La tassa del governo spagnolo è molto simile a quella proposta dal governo Conte 2 del 2019. È sancito un prelievo di 45 centesimi per chilogrammo di imballaggi in plastica prodotti, importati o acquistati all’interno dell’Ue e non riciclati. L’impatto massivo di questa nuova legge sembra ricadere principalmente sull’attività industriali e di prodotti di consumo. I target che la tassa punta a debellare sono: i materiali di imballaggio, i cosiddetti vuoti, e sia i prodotti confezionati con contenitori in plastica non riciclabili.
Restano, invece, esclusi dalla tassazione la plastica riciclata e i prodotti sanitari. Inoltre, il governo ha previsto sanzioni dal 50% al 150% dell’importo non pagato della tassa. Lo scopo della tassa come delineato da Carlos Arribas dell’associazione Ecologistas en accion non è l’extragettito, che ammonterebbe a 456 milioni di euro solo nel primo anno, ma ridurre drasticamente le plastiche monouso di almeno il 20%.
La Francia e la messa al bando delle bevande zuccherate
Il governo francese ha introdotto la prima tassa sulle bibite nel 2012, con l’obiettivo di ridurre l’utilizzo di bevande ove siano presenti un elevato contenuto di sostanze edulcoranti. La tassazione è diventata modulare nel 2018 all’aumentare della percentuale di zucchero presente nelle bevande. Questa riforma tutt’altro che punitiva ha permesso di ridurre il consumo da parte della popolazione francese delle suddette bevande.
Con un sovrapprezzo medio di 5,73 euro per ettolitro, la Sugar tax ha sortito gli effetti auspicati. In Italia la battaglia per l’applicazione della medesima norma francese è portata avanti dalla Società italiana di Diabetologia; i quali mettono in guardia, con linee guida OMS, di come il consumo eccessivo di bevande con alto tasso di zucchero sia correlato alla comparsa di forme di diabete. L’auspicio della società di medicina è che venga presa coscienza dei danni che si potrebbero evitare alla salute comunitaria con una semplice tassazione.
A cura di Davide Zerenga