Il governo Draghi taglia le spese per l’istruzione, verità o falso mito?
Dopo la redazione del budget triennale per il periodio 2021-2023 e del Def 2022, il popolo acclama i tradizionali taglio alle spese di istruzione. Da docente ed economista, ho sempre sorriso nel leggere notizie del genere. Dalla riforma Gentile ad oggi, infatti, il governo italiano non ha mai investito nell’istruzione come ha fatto in altri settori, dalla sanità allo sviluppo economico per menzionarne alcuni.
Lo stesso Mussolini, che era un maestro di scuola elementare, una volta salito al potere non fece mai investimenti decisivi a sostegno del Ministero dell’Istruzione. I tagli all’istruzione ci sarebbero se ci fossero stati negli anni precedenti degli investimenti ingenti, ma così non è mai stato ed il trend si conferma anche quest’anno! Non è corretto, quindi, parlare di tagli, ma di una conferma delle politiche economiche nei confronti del settore scuola.
Taglio spese istruzione: la scuola nel budget dello Stato 2021-2023
Nel budget 2021-2023, per l’anno 2022 è stato previsto un investimento nella scuola per il 4% del PIL. Nel DEF del 2022 questo investimento è stato rivisto al ribasso per il 3,5% del prodotto interno lordo, a causa dell’invecchiamento della popolazione previsto nei prossimi anni. In Germania, l’investimento nella scuola e nell’istruzione si aggira da anni intorno al 5 o al 6% del PIL: per quanto riguarda gli aumenti del salario dei docenti questi ammontano a 50 euro netti, a fronte di un salario in media di 1.550 euro netti per un docente neoassunto in Italia e di 2890 euro netti per un inquadramento simile in Germania. Nel budget dello Stato, il 58% degli investimenti è destinato alla scuola di primo grado ed il 32% alla scuola di secondo grado.
Unico intervento in crescita per la scuola, ovvero unica azione su cui verranno convogliati più fondi, è il programma 8 del budget sul diritto allo studio e l’edilizia scolastica. Si spera quindi che questi soldi non vengano investiti nel solito rinnovo delle facciate delle scuole, ma nella messa in sicurezza di molti edifici, il 17% dei quali, è al momento segnalato come vetusto!
Misure per la scuola nel DEF 2022
Il DEF 2022 è molto influenzato dai fatti legati alla guerra in Ucraina, che giustifica tagli in molti settori, ma non in quello della scuola. Nella tabella IV degli allegati del DEF, vediamo infatti, che solo nel 2020 si è investito una parte di PIL maggiore nell’istruzione, pari al 4%, mentre i valori precedenti e successivi si confermano nella fascia del 3,5%. Sicuramente uno dei settori, al contrario, in cui si rileva un forte aumento degli investimenti è quello della difesa con il conseguente acquisto di armi a sostegno del popolo ucraino. Essendo il conflitto ucraino, si spera a breve-medio termine, si auspica che i soldi del fondo difesa vengano reinvestiti successivamente in ricerca ed istruzione.
Nel DEF si incentiva il precariato istaurando un apposito fondo per le assunzioni di personale a tempo determinato da parte delle amministrazioni dello Stato, in continuità con i soldi stanziati per l’assunzione di personale Covid che rimarrà in servizio probabilmente fino alla fine del 2022. Una piccola parte dei fondi sono destinati alla formazione di docenti e dirigenti scolastici, come sempre questa formazione è gestita da società esterne che propongono i tradizionali corsi di carattere teorico per la scuola.
A favore dell’Università è previsto il mantenimento del fondo di finanziamento ordinario delle università e degli enti di ricerca, con un lieve incentivo a favore della ricerca applicata destinato a promuovere la competitività del sistema nazionale, attraverso la cooperazione della ricerca e dello sviluppo di carattere industriale con quella universitaria.