CriptoYen, la digitalizzazione in Giappone arriva alle banche
La rivoluzione digitale è arrivata anche nelle banche giapponesi. Infatti, da qualche giorno in Giappone, sono in corso alcuni test per la creazione di una criptovaluta diversa dal Bitcoin. La DCJPY, per ora chiamata così, sarà una valuta elettronica. Avrà alle spalle depositi bancari e l’appoggio di ben 70 istituiti, tra cui le principali banche del Pese. L’idea è quella di creare una moneta per le grandi transazioni commerciali tra le imprese nei mercati interorganizzativi chiamati mercati B2B, business to business.
La circolazione è prevista per il 2022.
DCJPY, il criptoyen
È stata l’agenzia di stampa Reuters a dare in primis la notizia confermando che, dietro la nascita nello yen digitale, ci sono 3 tra le banche principali del paese nipponico ossia la Mitsubishi UGJ Financial Group, la Mizuho Financial Group e la Sumitomo Mitsui Financial Group. La DCJPY, presentata da Kazuhiro Tokita, CEO dell’exchange DeCurrent, si basa sullo Yen e sui depositi reali. Sarà scambiata su una piattaforma comune tra le realtà che ne prenderanno parte. In Giappone il consorzio che ha dato vita a questa criptovaluta comprende sia gli istituti bancari sia colossi di investimenti come la East Japan Railway e la Kansai Electric Power Company.
Le istituzioni, per ora, hanno deciso di non partecipare attivamente al progetto della criptovaluta ma sono attente al rispetto delle regole legislative vigenti in Giappone. Spingere il Paese verso la digitalizzazione monetaria è un passo importante. La popolazione nipponica è fortemente ancorata alla moneta contante, che nel 2020 ha composto circa il 70% degli scambi. Ma avere alle spalle alcuni tra i più importanti istituti creditizi del paese rende la neonata criptovaluta una iniziativa solida, credibili e sicura. Il governo di Tokyo ha più volte dichiarato di voler favorire l’uso delle carte di credito e delle monete digitali, cercando di arginare la tradizione del contante.
DCJPY, in virtù del suo stretto legame con lo yen, sarà uno stablecoin. Cerchiamo di capire più nel dettaglio, di cosa si tratta.
Criptovaluta, differenza tra Bitcoin e Stablecoin
La critpovaluta altro non è che una moneta digitale. Basti vedere l’etimologia del termine: cripto e valuta. È una valuta “nascosta” che può essere utilizzata solamente se si è a conoscenza di un codice informatico, definito tecnicamente “codice di accesso”. È una moneta che non esiste in forma fisica. Non è possibile replicarla in formato cartaceo o metallico infatti non ha valenza legale in nessuna parte del pianeta e l’accettazione è su base volontaria. Anche con la criptovaluta è possibile avere un portafoglio, anch’esso digitale, chiamato “wallet”. Può essere scambiata in modalita peer-to-peer ossia senza intermediari per acquistare beni o servizi.
Tra le principali criptovalute presenti oggi sul mercato, possiamo annoverare il Bitcoin e lo Stablecoin.
Bitcoin
Il Bitcoin è stato creato nel 2009 da alcuna hacker. Per questo motivo alle spalle non ha una banca centrale. La distribuzione di tale moneta si basa sia sulla presenza di un network di pc che lo gestisce secondo il peer to peer sia su una solida crittografia che rende la transazione valide e sicura. Per acquistare un Bitcoin bisogna aprire un conto virtuale o un portafogli per poi collegarsi ai numerosi siti che offrono la criptovaluta in cambio di denaro attraverso pagamenti con bonifici o carte ricaribabili.
Stablecoin
Le Stablecoin come critpovalute hanno un valore più stabile in quanto legate e, molto spesso vincolate, ad un mezzo di scambio tradizionale quale la moneta. Lo DCJPY è legato allo Yen. Sono asset digitali che seguono l’andamento dell’elemento a cui sono ancorate. Non subiscono quindi le oscillazioni di prezzo come invece capita a Bitcoin o alle altre criptovalute legate ai mercati. Le stablecoin sono definite anche “antibitcoin” ma non è corretto piochè entrambe le criptovalute permettono pagamenti criptati con il sistema blockchain.
Ma perché si sta diffondendo così tanto la moneta digitale?
Si sta assistendo ad un forte effetto domino. Il Venezuela ha lanciato il Petro già da tempo; l’Uruguay è in ballo con il suo E-peso. Estonia e Lituania ci stanno lavorando, come la Russa e l’Iran e la Corea del Nord ormai le usa quotidianamente. L’Unione Europa, con la direttiva Ue 2018/843, ha riconosciuto ma con riserva, il ruolo delle criptovalute. Ha stabilito che tutti i provider dovranno essere sistematicamente controllati per porre fine al regime di anonimato vigente.
Dunque, il Paese del Sol Levante è solo l’ultimo, in ordine di tempo, ad essere entrato nell’era della moneta digitale. Akira Amari, esponente del governo nipponico, ha spiegato così l’ingresso nell’era della moneta digitale: “Oggi viviamo in un mondo stabile e guidato dal dollaro. Come dovremmo rispondere se questa stabilità dovesse venire meno e se la mossa della Cina desse il via a una battaglia per la supremazia monetaria?”.
Ai posteri l’ardua sentenza.